"Voleva solo bloccarla": il piano choc della difesa per "salvare" Turetta

La difesa di Filippo Turetta, in caso di impraticabilità della semi-infermità mentale, potrebbe puntare sul riconoscimento di reato preterintenzionale

"Voleva solo bloccarla": il piano choc della difesa per "salvare" Turetta
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Omicidio preterintenzionale: sarebbe questa la nuova strategia difensiva del pool di avvocati di Filippo Turetta, accusato di omicidio volontario aggravato e di sequestro di persona nei confronti di Giulia Cecchettin, la sua ex fidanzata. Il 22enne si trova da una settimana nel carcere di Verona, dove è stato recluso dopo la fuga in Germania e relativa consegna alle autorità italiane. Dopo il primo interrogatorio, durante il quale Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere, rilasciando solo dichiarazioni spontanee, nel secondo incontro con il pm di Venezia ha confessato il suo delitto dicendosi pronto a pagare per "l'orribile omicidio".

È in programma per lui una perizia psichiatrica, che dovrà valutare se il giovane fosse in grado di intendere e di volere al momento dell'omicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto la notte dell'11 novembre. Se venisse rilevato un vizio psichiatrico, il reo confesso avrebbe diritto a un significativo sconto di pena. Ma appare piuttosto difficile che questo venga rilevato, con base nella depressione di cui Turetta dichiarava di soffrire dopo la fine della relazione con la ragazza. Sul corpo di Giulia, durante l'esame medico legale, sono state rilevate tra le 25 e le 30 coltellate di cui, quella mortale, all'aorta. Eppure, la difesa punterà sull'omicidio preterintenzionale: una tesi che appare forzata e in salita per gli avvocati del reo confesso, i quali pare vogliano puntare tutto su un delitto che si è sviluppato oltre la volontà del loro assistito.

Gli avvocati potrebbero puntare sul fatto che Turetta, anche stando alle sue dichiarazioni rese al pm, avrebbe voluto solo fermare Giulia quando questa ha cercato di scappare da lui nel parcheggio di Fossò. Ma che a quel punto la lite sia degenerata e sia sfociata in un brutale omicidio. Per la difesa si tratta di una strategia ancora in costruzione, se venisse confermata, che porterebbe a una pena decisamente inferiore rispetto all'omicidio volontario, con reclusione massima fino a 18 anni, contro i 30 del capo di accusa attuale.

Ma nel frattempo gli inquirenti stanno ancora raccogliendo prove per un eventuale aggravamento delle accuse: è ancora presente all'orizzonte l'ipotesi della premeditazione del reato, visto e considerato che Turetta aveva con sé un coltello da cucina, dei guanti, i sacchi neri e i contanti, usati poi la fuga. Le indagini sono ancora in corso e la vettura di Turetta dev'essere ancora analizzata approfonditamente per avere riscontri certi. In caso di premeditazione, la pena massima è l'ergastolo.

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