Sana uccisa per il no alle nozze combinate? I giudici in Pakistan a caccia di prove

La corte d'assise di Brescia sarà in Pakistan: si cercano le prove per il presunto omicidio d'onore di Sana Cheema

Sana uccisa per il no alle nozze combinate? I giudici in Pakistan a caccia di prove
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Ascoltare testimoni, effettuare sopralluoghi. In altre parole, trovare le prove. È questo lo scopo per cui la seconda settimana di marzo 2024 la corte d’assise di Brescia si recherà a Islamabad, alla volta del Pakistan quindi per dimostrare se quello di Sana Cheema fu omicidio oppure no. L’annuncio giunge dal presidente Roberto Spanò, ma non sono noti i dettagli, a parte che la trasferta interesserà Guido Rispoli e Claudia Passalacqua, ovvero il procuratore generale e la titolare dell’inchiesta, come riporta Il Giorno.

Sana trovò infatti la morte il 18 aprile 2018 proprio in Pakistan: la 25enne italo-pakistana viveva a Fiumicello in provincia di Brescia, aveva un fidanzato italiano e tanti amici, lavorava in una scuola guida. La famiglia affermò che il decesso sarebbe avvenuto per un malore, ma questo non convinse le persone vicine alla donna, persuase che i famigliari volessero obbligarla a un matrimonio forzato, cui lei si sarebbe opposta. E per questo sarebbe stata uccisa alla vigilia del rientro in Italia. L’ipotesi avrebbe trovato sponda nell’autopsia, secondo cui Sana sarebbe morta in seguito ad asfissia meccanica e rottura del collo, non certo per l’“ipertensione” di cui ha parlato il padre.

I famigliari, nello specifico Mustafa Cheema e Adnan Cheema, rispettivamente padre e fratello di Sana, hanno dalla loro l’assoluzione, insieme ad altri membri del loro nucleo allargato, avvenuta in Pakistan, a Gujrat, per insufficienza di prove. In tutto c’erano 9 persone rinviate a giudizio, tra cui la madre di Sana. Nel tribunale pakistano Mustafa Cheema aveva infatti affermato: “La questione del delitto d’onore non c’entra. Sana quando veniva qui in Pakistan ultimamente era agitata e preoccupata, aveva problemi di ipertensione. Certamente io volevo si sposasse, è il desiderio di ogni padre. Ma se le piaceva qualcuno noi non avevamo obiezioni”.

Adesso a Brescia è in corso un processo per omicidio politico, proprio perché non possono essere formulate le stesse accuse per cui gli imputati sono stati assolti in Pakistan. Ma in tre filmati, andati in onda in una televisione pakistana, Adnan Cheema avrebbe ammesso l’omicidio della sorella, un “delitto d’onore” che avrebbe compiuto da solo - secondo due video - o aiutato dal padre - come si ascolterebbe nel terzo video.

Una delle dichiarazioni iniziali delle tre interviste sarebbe: “Io e Sana abbiamo avuto un litigio, lei ha iniziato a insultarmi con parolacce, allora l’ho uccisa, strangolandola con un panno che era lì. Mio padre non ha fatto niente”.

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