Il G20 di Nuova Delhi è ormai terminato da quattro giorni. Emergono tuttavia soltanto adesso alcune indiscrezioni relative a un incidente che avrebbe coinvolto la delegazione cinese che stava accompagnando il premier Li Qiang all'evento. I media indiani, citando non meglio specificate fonti di intelligence nazionali, hanno raccontato di un momento di forte tensione vissuto lo scorso giovedì, nel momento dell'arrivo degli emissari di Xi Jinping nell'hotel prenotato a Delhi. Nel mirino della sicurezza dell'albergo: i bagagli degli ospiti.
Cosa è successo alla delegazione cinese
Secondo quanto riportato dal Times of India, gli agenti indiani predisposti al controllo dei bagagli diplomatici avrebbero impedito ad alcuni membri del gruppo cinese di cui faceva parte anche il premier Li di portare nelle loro stanze alcune valigie di dimensioni sospette, che gli ospiti pare si rifiutassero di far controllare.
Sembra che i servizi di sicurezza indiani sospettassero che quei bagagli potessero contere strumenti per intercettare i canali di comunicazione. Dopo uno stallo durato la bellezza di 12 ore, la delegazione cinese avrebbe accettato di trasferire le borse nella sede dell'ambasciata di Pechino a Delhi. Secondo gli ufficiali indiani, poiché non sarebbe stato possibile esaminarne il contenuto, il mistero sulle valigie resterebbe aperto. Che cosa contenevano questi bagagli? Al loro interno c'erano davvero strumenti per effettuare atti di spionaggio?
Impossibile rispondere con certezza alle due domande. Anche perché la notizia non può essere verificata in maniera indipendente. È possibile che l'intelligence di Delhi fosse particolarmente accorta nel controllare i bagagli di ogni singolo ospite, e che la tensione geopolitica tra Cina e India abbia generato quanto raccontato, o che la notizia possa essere stata diffusa per alimentare le pressioni sulla Cina. Che, ricordiamolo, ha inviato al vertice del G20 il premier Li Qiang e non il presidente Xi Jinping per motivazioni non meglio specificate. C'è anche spazio per la terza, clamorosa, opzione: quella di un effettivo tentativo di spionaggio presumibilmente non andato a buon fine.
I bagagli sospetti
La tensione sarebbe iniziata a salire quando le insolite dimensioni delle borse di un membro della delegazione cinese avrebbero attirato l'attenzione degli agenti di sicurezza dell'hotel Taj Palace. Nonostante la squadra fosse stata incaricata di facilitare il passaggio del bagaglio diplomatico, le fattezze delle borse sarebbe risultata troppo strana per sfuggire all'attenzione degli agenti indiani. Rispettando i protocolli, questi ultimi avrebbero tuttavia fatto entrare i bagagli.
Una volta nell'hotel, un membro del personale indiano avrebbe però segnalato che nelle borse sarebbero potute essere presenti attrezzature sospette. A quel punto, la security avrebbe chiesto al team cinese di passare le loro borse attraverso lo scanner, ricevendo una risposta negativa. Lo stallo sarebbe andato avanti per ore e ore. Gli addetti alla sicurezza indiani sarebbero poi rimasti incuriositi dopo aver appreso che la delegazione cinese avrebbe chiesto una connessione Internet separata e privata, richiesta che l'hotel avrebbe rifiutato.
Mistero irrisolto
Per quanto riguarda il contenuto dei bagagli, gli alti funzionari indiani hanno affermato che era impossibile dire se contenessero sistemi di sorveglianza. E questo perché, come spiegato, non è stato possibile effettuare controlli approvonditi. I suddetti bagagli, hanno sottolineato i media indiani, non sono stati scansionati all'aeroporto a causa della Convenzione di Vienna che regola i protocolli diplomatici.
A quanto pare, sarebbero in corso indagini per capire se il contenuto delle
borse cinesi potesse coincidere con apparecchiature di sorveglianza. Per la cronaca, nello stesso albergo dove si è consumata questa vicenda alloggiava, tra gli ospiti, anche il presidente brasiliano Lula.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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