Cpr fuori dal Regno Unito, verso l'accordo con un Paese balcanico

Il modello Albania fa scuola e piace al premier Starmer: in lizza Bosnia, Serbia e Montenegro del Nord

Cpr fuori dal Regno Unito, verso l'accordo con un Paese balcanico
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Anche il Regno Unito è alle prese con il dramma dell’immigrazione clandestina. Per questo il premier inglese Keir Starmer sta pensando a un Protocollo con un Paese balcanico che ricalchi l’accordo tra Giorgia Meloni e Edi Rama sulla gestione extraterritoriale delle domande d’asilo e l’espulsione di chi non ha diritto ad ottenere asilo politico. Come ricorda «Il Tempo» nei primi quattro mesi dell’anno 162 imbarcazioni hanno attraversato il Canale della Manica scaricando 9.099 migranti, l’81% in più rispetto all’anno scorso.

Secondo la ricostruzione del quotidiano Starmer avrebbe incaricato il segretario di Stato per il Dipartimento dell’Interno Yvette Cooper a discutere con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati la possibilità di inviare i richiedenti asilo in «centri di rimpatrio» in Serbia, Bosnia e Macedonia del Nord, Paesi che nel giro di cinque anni potrebbero entrare nell’Unione europea. Sul tavolo naturalmente c’è il rispetto dei diritti umani. In cambio Downing Street sarebbe disposta a «rimborsare» le nazioni che accolgono i migranti. Niente a che vedere con il Ruanda, Paese individuato voluto dal suo predecessore tory Rishi Sunak come soluzione diventata impraticabile. È l’autorevole quotidiano britannico «The Times» che riporta questa trattativa, anticipando che anche alcuni parlamentari di sinistra, con l’ok dell’Onu, potrebbero mettere da parte la loro contrarietà.

Secondo l’Osservatorio per le migrazioni dell’Università di Oxford nel Regno Unito ci siano tra 800mila e 1,2 milioni di irregolari, che fa della Gran Bretagna la seconda nazione in Europa per numero di migranti fuorilegge dopo la Germania. Subito dopo c’è l’Italia con 458mila clandestini stimati.

Nel Regno Unito si discute anche della possibilità di rendere noti entro la fine dell’anno i reati commessi dai migranti stranieri in attesa di espulsione, come stanno facendo gli Stati Uniti. Superate le riserve espresse dai funzionari sull’affidabilità di queste statistiche, dalla classifica emergerebbe che tra le nazionalità più frequentemente coinvolte in reati gravi come violenza, furto, rapina e traffico di droga ci sarebbero albanesi, rumeni e polacchi.

Secondo l’ex viceministro dell’Interno Robert Jenrick, favorevole alla pubblicazione dei dati, i britannici «hanno diritto alla verità sul rapporto tra criminalità tra i migranti e i costi dell’immigrazione non qualificata».

Il governo di Starmer è convinto che i dati possano rafforzare la pressione diplomatica proprio sugli accordi con i Paesi extra Ue per il rimpatrio e aiutare le forze dell’ordine a contrastare le reti criminali straniere, in particolare quelle coinvolte nella coltivazione illegale di cannabis.

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