"Contraccettivi senza consenso": rivolta delle donne inuit contro la Danimarca

Negli anni 60 a quasi 5 mila donne sono state impiantati dispositivi contraccettivi senza il loro consenso, in alcuni casi causando loro gravi problemi di salute. La rivolta in Groenlandia

"Contraccettivi senza consenso": rivolta delle donne inuit contro la Danimarca
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Sebbene questa terribile vicenda risalga agli anni '60, è venuta alla ribalta soltanto 6 anni fa, grazie ad un podcast. Come riporta il Corriere della Sera, durante la trasmissione, la psicologa groenlandese Naja Lyberth, ha denunciato pubblicamente che il governo danese le impiantò, all’età di 13 anni, una spirale contraccettiva e come a lei, ad altre 4.500 ragazze, senza che le famiglie ne fossero informate. Il barbaro protocollo venne usato dal governo danese, di cui la Groenlandia fa parte, per il controllo delle nascite della popolazione Inuit.

E ora, 67 di quelle che un tempo erano poco più che bambine, chiedono un risarcimento di circa 42.000 euro ciascuna, per essere state ingannate e aver tenuto un impianto contraccettivo senza nemmeno saperlo, alcune accorgendosene solo tempo dopo, andando dal ginecologo. Donne che hanno subito isterectomie a causa di gravi emorragie interne, donne a cui è stata negata la possibilità di diventare madri, senza il loro consenso. Naja è riuscita ad avere figli ma altre donne come lei sono state meno fortunate. “Era come avere dei coltelli dentro di me", ha raccontato la psicologa, a proposito della (per dirla con un eufemismo) campagna condotta dal governo danese, “Danish coil campaign”, promossa con l’obiettivo di risparmiare sul welfare, sulla pelle di ignare ragazzine.

A seguito dell’uscita del podcast, "Spiralkampagnen", il governo della Groenlandia e quello danese, hanno istituito una commissione d'indagine indipendente per far luce sui fatti, la cui conclusione è stabilita per il 2025. Ma per Naja e le altre 67 donne è troppo tardi. “Non vogliamo aspettare i risultati dell’inchiesta”, ha affermato la psicologa e attivista, “Stiamo invecchiando. Le più anziani di noi, a cui è stato inserito il contraccettivo negli anni ‘60, sono nate negli anni ‘40 e si avvicinano agli 80 anni. Vogliamo agire ora”.

Naja fortunatamente non ha subito grossi problemi a causa dell’impianto, ma altre donne si, alcune di loro hanno avuto danni irreversibili, perchè i dispositivi erano troppo grandi per loro e ora chiedono che venga fatta

giustizia e che il governo danese paghi per le loro vite rovinate. Mads Pramming, il legale che rappresenta le donne, ha già inviato un reclamo a nome delle sue assistite al primo ministro danese, Mette Frederiksen.

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