Indi e la "speranza contro ogni speranza" di un padre

Staccati i supporti vitali alla bambina. Ma da padre mi chiedo: è giusto che un giudice decida della vita di mia figlia?

Indi e la "speranza contro ogni speranza" di un padre
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Salvo miracoli, queste dovrebbero essere le ultime ore di Indi. Il papà della piccola, Dean Gregory, ha infatti annunciato che "si stanno preparando a rimuovere i supporti vitali" alla bambina. Indi smetterà di vivere, quindi. E non sappiamo quando esalerà il suo ultimo respiro. Questione di ore, dicono. O di giorni. Nessuno lo sa. Quel che è certo è che Indi ha sofferto, fino ad oggi, quello che un bambino non dovrebbe mai soffrire.

Eppure un’altra strada poteva essere percorsa. L’ospedale Bambin Gesù di Roma si era infatti detto disponibile ad accogliere la piccola, ma i giudici britannici si sono opposti. Lo hanno fatto per il suo bene, o è almeno così che hanno giustificato la loro decisione.

Da papà provo a immedesimarmi in Dean. Cerco di vivere la sua stessa impotenza di fronte a una figlia che deve morire. Di un padre che sa che sono altri a decidere al posto suo e di sua moglie. Non che Dean non abbia fatto nulla per sua figlia. Anzi. Ha fatto tutto quello che poteva: ha avviato una battaglia legale per portare la piccola in Italia; il nostro governo, con uno slancio che allarga il cuore e dà un briciolo di speranza a questo sgangherato Paese, le ha dato la cittadinanza. Ma da Londra hanno detto no. Hanno lottato, i genitori di Indi, fino alla fine. E mi viene spontaneo chiedere: è giusto che un giudice decida la vita o la morte di tuo figlio?

Da papà, la prima risposta che mi do è che devono essere i genitori a prendere questa dolorosa decisione, soprattutto se un altro ospedale, specializzato in casi di malattie rare come il Bambin Gesù, ti offre una speranza. Non una certezza. Ma una speranza contro ogni speranza, come scrive san Paolo. Del resto i medici italiani avevano solamente spiegato cosa avrebbero potuto fare per alleviare il dolore di Indi. Cosa avrebbero potuto sistemare e cosa no. Senza promettere guarigioni miracolose.

Ma qualcosa si poteva fare e, da papà, credo che si sarebbe dovuto tentare. Sarebbe andata male? Forse. Ma sarebbe stato certamente meglio di una fine per decreto. Magari Indi sarebbe morta lo stesso, ma avrebbe potuto guadagnare una settimana, un mese, un anno, dieci anni di amore.

"Ricordo momenti di tenerezza con Indi, quando era possibile appunto tenerla in braccio, quando alcune volte l'ho lavata e l'ho pulita, lei rispondeva, c'erano queste reazioni positive da parte sua", ha raccontato papà Dean ieri da Bruno Vespa. Indi sentiva l'amore che i suoi genitori, piegati dal dolore, le davano. E che stanno continuando a darle anche in questi ultimi istanti di vita.

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