"Massima pressione militare cinese": cosa succede a Taiwan

Maggio da record per le manovre cinesi attorno a Taiwan: decine di navi e aerei militari hanno circondato l’isola. Pechino avverte Washington: “Non giocate col fuoco”. Gli Usa: “La minaccia è reale e imminente”

"Massima pressione militare cinese": cosa succede a Taiwan
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La questione di Taiwan? È un affare interno della Cina. "Nessun Paese straniero ha il diritto di interferire. Gli Stati Uniti non dovrebbero cercare di usare la questione come merce di scambio per contenere la Cina e non dovrebbero giocare col fuoco", si legge in un comunicato ufficiale apparso sul sito del ministero degli Esteri di Pechino in risposta alle parole del segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, che aveva accusato il Dragone di voler usare la forza per attaccare l'isola e alterare gli equilibri nella regione. In ogni caso maggio è stato un mese di fuoco per Taipei. La pressione militare cinese - tra l'invio di decine e decine tra navi da guerra e aerei nell'area contesa - è stata massima. E, soprattutto, ha riguardato sia il lato settentrionale che quello meridionale dell'isola.

Taiwan sotto pressione

Secondo quanto riportato da Afp, che ha citato un funzionario della sicurezza di Taipei, nel periodo compreso tra il primo giorno di maggio e il 27 dello stesso mese Taiwan ha monitorato fino a 70 navi cinesi. "Le azioni militari e le attività nella zona grigia (di Pechino ndr) hanno incluso schieramenti su larga scala nell'intero arcipelago, con la massima pressione su tutto il territorio", ha affermato la fonte, aggiungendo che, in media, ci sono state tra le 50 e le 70 navi militari e governative, nonché centinaia di sortite di vari aerei militari "che hanno condotto continue operazioni di disturbo".

Alcune navi hanno attraversato lo stretto di Miyako per raggiungere l'Oceano Pacifico occidentale per compiere un addestramento a lunga distanza ed effettuare esercitazioni combinate aria-mare. Altre 30 imbarcazioni cinesi prive di nome, documentazione o porto di registrazione sono state individuate il 19 maggio nei pressi dell'arcipelago di Penghu, nello Stretto di Taiwan. I dati sono emblematici. Secondo i dati del ministero della Difesa di Taipei, nel corso di maggio sono stati impiegati in totale 75 aerei cinesi in tre "pattugliamenti di prontezza al combattimento" nei pressi dell'isola. Lo scorso mese le attività della Cina sono state "più provocatorie di quanto precedentemente osservato", ha spiegato ancora il funzionario.

L'allarme Usa sulla Cina

Tutto questo fa da cornice alle dichiarazioni rilasciate da Hegseth in occasione dello Shangri-La Dialogue, conferenza intergovernativa sulla sicurezza che si svolge ogni anno a Singapore. Ricordiamo che Hegseth aveva avvertito della imminente e concreta "minaccia" rappresentata dalla volontà della Cina di affermare con la forza il proprio dominio nella regione indopacifica. "Non c'è motivo di indorare la pillola. La minaccia rappresentata dalla Cine è reale, e potrebbe essere imminente. Pechino si sta preparando in modo credibile a usare potenzialmente la forza militare per alterare l'equilibrio di potere nell'Indo-Pacifico", aveva affermato il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti.

Secca la replica della Cina. "Esortiamo gli Stati Uniti a rispettare scrupolosamente il principio di una sola Cina e a smettere di sostenere le forze per l"indipendenza di Taiwan'", ha tuonato il ministero degli Esteri di Pechino.

"Non si sono mai verificati problemi con la libertà di navigazione e di sorvolo nel Mar Cinese Meridionale", ha assicurato poi il portavoce dello stesso dicastero, "la Cina ha sempre insistito sulla corretta gestione delle divergenze con i paesi interessati attraverso il dialogo e la consultazione e sulla salvaguardia della propria sovranità territoriale e dei propri diritti e interessi marittimi nel rispetto delle leggi e dei regolamenti. Gli Stati Uniti sono il principale fattore che mina la pace e la stabilità nel Mar Cinese Meridionale".

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