Shutdown archiviato, almeno per il momento. Il presidente Joe Biden può tirare unn sospiro di sollievo, avendo firmato il testo approvato la scorsa notte da Camera e Senato Usa, che ha evitato la chiusura di tutte le attività governative per mancanza di copertura finanziaria. Gli Stati Uniti, tuttavia, come l'intero Congresso, escono fortemente indeboliti dall'ennesimo risiko al Congresso, segno di un caos che ormai si è sostituito alle consuete liturgie democratiche.
Pericolo shutdown rimandato di 45 giorni
La legge ha una validità di un mese e mezzo, termine entro il quale andrà definita una nuova misura per i finzanziamenti. "Il Congresso ha votato per mantenere aperto il governo, prevenendo una crisi non necessaria che avrebbe inflitto inutili sofferenze a milioni di americani che lavorano. Questa è una buona notizia, ma voglio essere chiaro: in primo luogo non avremmo mai dovuto trovarci in questa posizione" ha scritto il presidente in una nota, commentando l'accordo bipartisan dell'ultim'ora. L'intesa ha permesso alla leadership repubblicana della Camera degli Stati Uniti di tenere a bada l'ala Maga del Gop e far passare il disegno di legge: l'ex presidente e candidato alla Casa Bianca Donald Trump aveva, infatti, chiesto di mandare i conti in blocco, per rallentare i quattro processi che lo vedono coinvolto, ma non è stato accontentato nonostante gli sforzi della fronda repubblicana. Per il momento sono "salvi" i quasi 4 milioni di persone - fra dipendenti e militari - la cui inattività avrebbe creato enormi disagi, rendendo più vicina una recessione.
L'accordo bipartisan per evitare lo shutdown
La svolta è arrivata con il supporto democratico al testo presentato dallo speaker repubblicano Kevin McCarthy, l'uomo dello "stop agli assegni in bianco all'Ucraina", che prevedeva una legge di spesa che escludeva nuovi finanziamenti a Kiev. Un documento contestato dall'ala estrema del Gop, dominata dai sodali di Trump, che puntava allo shutdown con l'evidente tentativo di mettere in difficoltà la Casa Bianca. Dinanzi al rischio di una bocciatura del testo di McCarthy, che ne avrebbe anche messo in discussione il ruolo, rischiando di consegnare il partito alla componente più oltranzista, i democratici hanno deciso di sostenerlo, approvando la legge alla Camera con 335 voti contro 91.
Il pacchetto è quindi arrivato al Senato, dove i repubblicani avevano già stilato una versione bipartisan della legge. Dopo un braccio di ferro procedurale (il senatore democratico Michael Bennet si opponeva a votare un testo senza garanzie per l'Ucraina), alla fine, a poche ore dalla mezzanotte anche il Senato ha approvato il disegno di legge, 71 pagine, presentato poco prima dell'inizio del dibattito. A tre ore dalla scadenza è giunto, dunque, l'ultimo via libera, che permetterà all'amministrazione americana di onorare i pagamenti nei confronti di quasi quattro milioni di dipendenti, tra cui un milione e mezzo di militari, e di garantire i servizi amministrativi, da quelli aerei ai parchi naturali, dai controlli sulla qualità dell'acqua alle pratiche amministrative.
Una vittoria (di Pirro) per tutti
Il presidente degli Stati Uniti Biden aveva già in serbo le parole per commentare la vittoria, preparate nel pomeriggio, quando la situazione si era sbloccata: "La legge - ha dichiarato attraverso una nota diffusa dalla Casa Bianca - garantisce alle nostre truppe di essere pagate, ai viaggiatori di risparmiarsi ritardi negli aeroporti, a milioni di donne e bambini di accedere a un'assistenza primaria". Biden ha, però, voluto chiamare lo speaker della Camera Carthy a rispettare gli impegni, dopo i passi falsi degli ultimi giorni. "Non possiamo per nessun motivo - ha dichiarato - interrompere il sostegno americano all'Ucraina". La Casa Bianca si aspetta segnali concreti nelle prossime settimane, ma è chiaro che il braccio di ferro con la controparte racconta della debolezza che viene dai numeri che continuano a mancare.
Soltanto venerdì una proposta di legge di McCarthy era stata bocciata, mettendo a nudo le divisioni del partito. Ma si tratta, per ora, di una mera tregua: una misura tampone che garantisce il finanziamento delle casse statali per un altro mese e mezzo, fino a metà novembre, ma senza inserire l'annunciato sostegno da sei miliardi di dollari all'Ucraina. Rappresentanti di entrambi i partiti hanno dichiarato di essere convinti che presto verrà approvata una legge per stanziare quei fondi destinati a Kiev e promessi nel corso del bilaterale alla Casa Bianca tra Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo scontro rimane perchè le divisioni tra i due partiti, e soprattutto tra i Repubblicani, restano, mentre la figura di McCarthy, ne esce con le ossa rotte. La sua linea è, infatti, passata con l'aiuto dei Democratici. L'ala destra vuole mettere ai voti la sua poltrona: una figura problematica fin dalla sua elezione nel gennaio del 2021, quando era stato scelto solo alla quindicesima votazione e solo dopo un compromesso al ribasso.
McCarthy adesso si trova sotto scacco, dovendo garantire alla Casa Bianca il sostegno all'Ucraina, voluto da rappresentanti di entrambi i partiti, e allo stesso tempo tenere a bada i suoi. Ci riuscirà? Restano sei settimane per farlo.
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