Spariti e poi ritrovati: il mistero dei barili di uranio scomparsi in Libia

Il materiale era stoccato in una base che secondo fonti locali dal 2020 è utilizzata come avamposto militare della compagnia militare privata russa Wagner, presente nell'area per sostenere l'esercito di Khalifa Haftar

Spariti e poi ritrovati: il mistero dei barili di uranio scomparsi in Libia

Incredibilmente sparite e poi, altrettanto incredibilmente, ritrovate. Dalla Libia nelle scorse ore è emersa una storia alquanto singolare relativa ad almeno 2.5 tonnellate di uranio, scomparse dai siti di stoccaggio visitati dall'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica.

Dieci barili in tutto, in particolare, mancavano all'appello dal sito di Monte Ben Arif, non lontano da Sebha. Un'area quindi controllata dalle milizie vicine al Libyan National Army di Khalifa Haftar. Poi però il nuovo colpo di scena: i barili mancanti sono stati ritrovati dagli stessi uomini di Haftar. Si trovavano più a sud, a circa 5 km dai capannoni dove erano conservati.

Il mistero dell'uranio scomparso

Tutto è partito quando mercoledì un funzionario dell'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica, ha svelato alla Cnn la preoccupazione i barili scomparsi in Libia. Si trattava, in particolare, di barili contenenti uranio della qualità yellowcake.

L'uranio in questione è grezzo e, come sottolineato dai media libici, non è possibile usarlo nell'immediato per scopi bellici. Tuttavia la notizia non poteva non passare inosservata. Anche perché la scoperta della scomparsa delle 2.5 tonnellate da Ben Arif è arrivata al culmine di una visita inizialmente non voluta dallo stesso Haftar.

A sottolinearlo è stata Agenzia Nova, secondo cui per diverse settimane il generale si era opposto all'idea di un'ispezione. Per l'Aiea però monitorare la Libia è quanto mai importante. Il Paese ha al suo interno diversi siti di stoccaggio di uranio. Si tratta di materiale risalente all'era di Muammar Gheddafi, quando il rais stava sviluppando programmi per l'arricchimento di uranio finalizzato alla produzione di ordigni nucleari.

Tripoli ha poi abbandonato il progetto nel 2004, in cambio della fine delle sanzioni occidentali. Ma migliaia di barili sono rimasti in territorio libico, potenzialmente esposti a furti e contrabbando visto il collasso delle istituzioni dopo la fine del lungo regno di Gheddafi.

A Ben Arif, in particolare, già nel 2013 erano stati contati almeno 6.500 barili. A ricordarlo è stato il giornalista Aris Dimitrakopoulos. La sparizione di 2.5 tonnellate ha quindi riguardato una minima parte del materiale.

Il possibile coinvolgimento della Wagner

La notizia ha subito aperto la strada a possibili speculazioni sui responsabili della scomparsa dell'uranio da Sebha. Anche perché sono emersi importanti sospetti su alcuni dei più importanti alleati del generale Haftar. Ossia i contractor dell'agenzia Wagner.

Sempre su Agenzia Nova, fonti libiche hanno infatti parlato della presenza dei miliziani russi all'interno dell'impianto di stoccaggio di Ben Arif. Il gruppo paramilitare russo utilizzerebbe l'area in questione come proprio avamposto militare già dal 2020. Possibile, sempre secondo le fonti libiche, che i mercenari legati a Mosca abbiano spostato da qualche parte i barili mancanti. Oppure che, quanto meno, abbiano saputo qualcosa su chi ha materialmente sequestrato il materiale.

Il repentino ritrovamento

Dopo poche ore però, un altro colpo di scena. In un'area a 5 km dal sito di stoccaggio, controllata sempre dagli uomini di Haftar, membri del Libyan National Army hanno ritrovato tutti i barili scomparsi.

Lo hanno reso noto i media locali, riportando una nota dello stesso esercito dell'uomo forte della Cirenaica.

Il mistero però non è risolto: viene da chiedersi come mai materiale così delicato sia stato spostato e se davvero Wagner è implicata in tutto questo. Allo stesso tempo, è lecito domandarsi come mai i barili siano stati ritrovati a tempo di record.

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