"Ristrutturate le case". Così Sala carica sui cittadini tutti i costi

A Milano vogliono affittare gli alloggi popolari a prezzi agevolati per chi ha un redditto sotto 26mila euro a condizione che gli inquilini si facciano carico delle ristrutturazioni: l'idea irrealizzabile di Palazzo Marino

"Ristrutturate le case". Così Sala carica sui cittadini tutti i costi

L'ideologia della sinistra a Milano è capace di stare sempre un passo avanti rispetto a quanto di più assurdo si possa immaginare. L'ultima trovata dell'amministrazione di Beppe Sala consiste nel fornire affitti scontati ai cittadini con un reddito lordo inferiore ai 26mila euro annuali negli alloggi popolari. Ma, in cambio, il Comune pretende dagli inquilini che questi portino avanti i lavori di ristrutturazione. In questo modo da Palazzo Marino sono convinti di riuscire ad affittare 2.300 delle 5.000 case Mm che sono attualmente sfitte. Probabilmente un'illusione, perché basta fare due conti per capire che l'offerta non è così allettante come dal Comune di Milano vogliono far credere.

Un reddito massimo di 26mila euro lordi all'anno, per una famiglia standard, corrisponde a uno stipendio non superiore ai 1500 euro netti al mese. Uno stipendio sicuramente dignitoso, in (quasi) qualunque altra città d'Italia ma non a Milano. Il Comune non ha ancora riferito a quanto ammonterebbe lo sconto sull'affitto dell'immobile e, quindi, non è chiaro il risparmio in capo ai nuovi affittuari, che alla cifra pattuita dal Comune dovranno aggiungere, ogni mese, la rata del finanziamento che saranno costretti a chiedere per pagare le spese di ristrutturazione chieste da Palazzo Marino, che presumibilmente chiederà determinati canoni, allineati su determinati standard. Verranno richiesti gli standard green dell'Europa? In che condizioni sono ridotti gli immobili che il Comune propone a queste condizioni?

"Sarà lo stesso lavoratore a occuparsi, tramite un finanziamento con le banche o le società di leasing, della ristrutturazione: a fronte di questo investimento economico — per il quale è prevista la detrazione Irpef da parte dello Stato per il 50% del totale — l’inquilino godrà di un affitto ridotto", dichiara l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran, promotore dell'iniziativa, al Corriere della sera. Sicuramente il costo dell'affitto sarà inferiore rispetto a quello del mercato libero, dove a Milano i prezzi sono fuori dalla portata di qualunque lavoratore medio. Ma resta il dubbio sulla sostenibilità dei costi da parte degli inquilini, che secondo Maran potranno essere, per esempio, i neoassunti delle società pubbliche.

E c'è di più, perché essendo immobili fuori graduatoria, come dichiarato dallo stesso assessore, i contratti di assegnazione saranno diversi. Maran, infatti, al Corriere parla di "almeno un quattro anni più altri quattro". Questo significa che al termine dei contratti ci sarà l'adeguamento dei costi al rialzo o l'obbligo di lasciare l'immobile? Così le migliorie apportate dall'inquilino restano al Comune che può affittare immobili rimessi a nuovo.

È ancora una volta evidente che la giunta di Beppe Sala non sia pienamente cosciente del mondo reale che esiste all'esterno dell'area C di Milano.

È molto difficile che a Milano, un lavoratore con uno stipendio massimo di 1500 euro, che deve magari mantenere la sua famiglia, oltre a pagare l'area B, l'area C, i parcheggi, i mezzi pubblici rincarati ecc, accetti di aprirsi un finanziamento per ristrutturare una casa che non è la sua, per la quale gli viene proposto al massimo un contratto di quattro anni più quattro. Un inquilino con uno stipendio di quel tipo difficilmente se lo può permettere, nel mondo reale.

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