Da Romanzo Criminale a boss della droga: la doppia vita dell'ex attore

Una vita tra comparsa del cinema e spietato boss criminale. Sono stati chiesti 145 anni per Daniele Carlomosti e la sua banda. Contestato il metodo mafioso

Da Romanzo Criminale a boss della droga: la doppia vita dell'ex attore

Daniele Carlomosti, detto Il Gigante, rischia 20 anni di carcere. L'uomo vive in zona La Rustica, quartiere periferico di Roma, ed è da qui che gestisce i suoi affari criminali. Le indagini nei suoi confronti e verso l'associazione criminale di cui sarebbe a capo spiegano molto di quanto accaduto negli ultimi tempi nella Capitale.

La sua sarebbe una storia double face: da un lato c'è la malavita costruita tra smercio di droga e torture feroci nei confronti di chi è inadempiente, dall'altra fatta di apparizioni sul grande schermo. Tra le serie e i film in cui ha fatto da comparsa risultano esserci: Romanzo Criminale, Un gatto in tangenziale e Gangs of New York. Tornando, però, alla prima, praticamente il suo nome è presente in quasi tutte le inchieste in cui si parla di criminalità organizzata a Roma. Anche Massimo Carminati, nell'inchiesta "Mondo di mezzo" ha rilasciato un commento su di lui e i suoi complici: "Questi so brutti forti".

Il Corriere della Sera ha riportato alcune intercettazioni: "L’ho frantumato tutto, legato dentro ai sacchi. Abbiamo videochiamato la moglie mentre lo prendevamo a mazzate". L'episodio raccontato da Carlomosti si riferisce a quando, dopo aver chiesto il permesso al camorrista Michele Senese, avrebbe torturato per cinque ore armato di pinze, trapano e oggetti contundenti un suo debitore in un appartamento. Luogo allestito con teli di plastica sul pavimento per evitare di sporcare troppo con il sangue della vittima.

La banda

"Siamo quattro gruppi che stiamo insieme. Io copro questa parte, l’amico mio fa la parte di Roma sud e i Castelli e un altro a Cinecittà e quindi quando arriva una cosa ce l’abbiamo tutti noi", racconta sempre Carlomosti. Nei loro confronti la Procura ha chiesto in rito abbreviato 145 anni di carcere da divere per i 13 affiliati all'associazione a delinquere. La sostanza da loro privilegiata e immessa sul mercato illegale era l'hashish. Attraverso accordi e violenza stavano riuscendo ad allargare sempre di più la loro fetta di acquirenti.

Viene contestato nei loro confronti dal pm Edoardo De Santis l'aggravante del metodo mafioso. Inoltre, sono coinvolte nelle indagini anche la moglie e la zia di Carlomosti. Rispettivamente le richieste di detenzione nei loro confronti sono di otto anni e otto mesi.

Come riporta sempre il Corriere della Sera, rischia oltre dieci anni, invece, Armando De Propris, padre di uno dei killer condannati in prima grado per l'omicidio di Luca Sacchi. De Propris sarebbe stato partecipe del pestaggio di un altro debitore.

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