
Permettetemi di salutare non solo il genio della Milano passata ma il genio della Milano presente» dice il cardinale José Tolentino de Mendonça (nella foto con Delpini) all'incontro «Cultura e economia. Milano e il suo genio per la civitas di domani, ospitato venerdì scorso all'Ambrosiana. Il prefetto del dicastero vaticano per la Cultura siede a fianco dell'arcivescovo Mario Delpini che, da milanese e padrone di casa, guarda anche ai difetti della città, dove, dice, «a volte mi interrogo se non stiano arrivando ancora una volta i barbari». Si parla di cultura ed è subito detto da Delpini con chi li identifichi: quelli che non sanno leggere ciò che vedono, che visitano le chiese come fossero musei, considerano un'opera d'arte come un investimento, una professione come un investimento per far carriera e ancora chi riduce l'economia alla finanza. Insomma, ce n'è un po' per ciascuno e per tutti.
Invece secondo Delpini Milano avrebbe bisogno di «spiritualità» e non può fare a meno di tre cose: della Madonnina «per guardare in alto e non solo avanti», della Ca' Granda, «straordinario miracolo di scienza, carità e organizzazione, della Biblioteca Ambrosiana che «trasforma un incrocio in una piazza». All'Ambrosiana sono arrivati i complimenti di Mendonça, che l'ha definita «una farmacia dell'anima», come i faraoni egiziani chiamavano le loro biblioteche.
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