"Guerrafondai fasisti". Compagni da ridere: insultano ma non sanno scrivere

A Firenze compaiono nottetempo un paio di scritte contro governo e Nato attribuite a un vicino centro sociale. Peccato che fossero zeppe di errori ortografici

"Guerrafondai fasisti". Compagni da ridere: insultano ma non sanno scrivere
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"Compagni" sì, ma non di scuola. I militanti rossi che nei giorni scorsi hanno imbrattato un cordolo in cemento a Firenze hanno probabilmente qualche problema con la lingua italiana. Infatti non ne imbroccano una pure quando scrivono. Per quanto segno di inciviltà, il gesto compiuto di recente in un quartiere del capoluogo toscano ha del ridicolo: i soliti ignoti (secondo i nostri segnalatori si tratterebbe degli attivisti di un vicino centro sociale) hanno nottetempo tracciato delle scritte con la vernice, incappando però in grossolani errori di ortografia.

In una scritta, ad esempio, si legge (testualmente): "Guerrafondai fasisti". E in un'altra: "Mafiosi non ci arete mai". Stando a quanto ci viene riferito, quegli strampalati slogan sarebbero riferiti al governo e alla Nato, ai quali i compagni stanno (peraltro erroneamente) imputando la decisione di ridestinare una vicina caserma a centro operativo dell'Alleanza atlantica. Quindi, attingendo al loro armamentario ideologico, gli attivisti hanno subito scomodato il repertorio delle frasi fatte e delle offese. Presi dal furore ideologico e forse un po' confusi, hanno però inanellato una doppietta di strafalcioni degna di nota.

errore a Firenze

Gli antagonisti sanno protestare ma non sanno scrivere, a quanto pare. Peraltro quegli erroracci balzano ancor di più all'occhio viste le dimensioni cubitali dei messaggi lasciati a bordo strada e tracciati con una sgargiante vernice gialla. Stavolta i soliti attivisti fiorentini si sono coperti di ridicolo e per certi versi meglio così; tutte sommato, le figuracce ortografiche sono infatti innocue rispetto ad altre istanze ben più aggressive e impattanti sostenute dai medesimi autori.

E meno male che Firenze era la culla della lingua italiana, la città dei florilegi letterari di Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Giovanni Boccaccio e Niccolò Machiavelli. I compagni li avranno fatti rivoltare nella tomba.

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