Stuprata a 17 anni in un parco di Brescia: quattro anni a un pakistano di 19 anni

La ragazza, per aver perso la verginità contro la sua volontà, è stata anche minacciata dai familiari più stretti

Stuprata a 17 anni in un parco di Brescia: quattro anni a un pakistano di 19 anni
00:00 00:00

È stato condannato dal tribunale penale di Brescia a quattro anni di reclusione perché avrebbe abusato sessualmente della sua compagna di scuola, una ragazza minorenne. Il pubblico ministero Donato Greco aveva chiesto sei anni di carcere, ma la sentenza è stata più clemente. I protagonisti della vicenda sono due giovanissimi studenti del centro lombardo. Lei, 17 anni, originaria del Marocco, lui 19 anni proveniente dal Pakistan. Entrambi frequentavano la stessa scuola e si erano conosciuti pochi giorni prima della violenza.

I fatti

L’incontro, avvenuto in maniera casuale su un autobus nel 2018, aveva fatto scattare la scintilla. Le prime parole scambiate e poi i messaggi sempre più intimi sui telefonini. I due ragazzi avevano deciso di incontrarsi al parco Tarello nelle prime ore del mattino. La scusa erano i festeggiamenti per la patente conseguita dal pakistano. Ma quello che doveva essere un appuntamento sentimentale si è trasformato in un incubo. Oltre a marinare la scuola, i due avevano deciso di portare alcune bottiglie di liquore ma, secondo le testimonianze rese in giudizio, avrebbe bevuto solo la ragazza. A quel punto i racconti dei giovani divergono: la 17enne ha affermato di essere stata stuprata dal pakistano, mentre quest’ultimo ha asserito che c’è stato solo qualche bacio e che, in conseguenza dell’ubriacatura della donna, sarebbe andato via.

Le indagini

La ragazza ritrovata in stato di incoscienza da alcuni passanti fu trasportata al pronto soccorso dell'ospedale di Brescia dove riprese i sensi e raccontò la sua versione dei fatti alle forze dell’ordine. Il processo di primo grado è durato quasi cinque anni. Il pubblico ministero, come riporta il Quotidiano nazionale, ha ritenuto credibile la testimonianza della 17enne, anche perché sono state ritrovate tracce di sangue nei suoi slip.

La giovane, per aver perso la verginità contro la sua volontà, è stata anche minacciata dai familiari più stretti.

L’avvocato difensore del 19enne, invece, ha cercato di sostenere l’innocenza del suo assistito appellandosi al fatto che ragazza era ubriaca e quindi poco lucida nel suo racconto. I giudici hanno dato ragione all’accusa condannando in primo grado l’imputato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica