Una zona da tempo a rischio quella colpita dalla terribile frana, tanto da poter parlare di "tragedia annunciata". Non ha dubbi a riguardo il geologo Romeo Toccaceli, studioso particolarmente esperto proprio delle condizioni geologiche dell'isola di Ischia, tanto da essere stato anche consulente per il piano di ricostruzione della zona colpita dal terremoto nel 2017. Ma per quale motivo si può parlare di tragedia annunciata? "Perché è dai primi anni del secolo scorso", spiega l'esperto durante un'intervista concessa a Repubblica, "che in quella zona dell'isola d'Ischia, il versante settentrionale che insiste sull’abitato di Casamicciola, si verificano fenomeni alluvionali o franosi, per non parlare poi del rischio sismico. E dunque non c'è da sorprendersi".
Territorio fragile
La zona colpita dalla frana è già per sua specifica natura geomorfologica a rischio, prosegue Toccaceli. Tuttavia tale rischio "è ampliato da una urbanizzazione anomala, che vi insiste da tempo: è una situazione complessa, ma direi che il fattore scatenante è un altro". La causa, secondo il geologo, è stata senza ombra di dubbio l'eccezionale portata dell'evento meteorologico. "Ho controllato i livelli di precipitazione che hanno interessato Ischia tra la mezzanotte di ieri e le otto di stamattina attraverso i quattro pluviometri diffusi sul territorio", puntualizza l'esperto,"e si sono superati i 130 millimetri di pioggia: una quantità che metterebbe in crisi qualsiasi territorio".
Il timore, ovviamente, è che una situazione del genere possa ripetersi, e non è semplice neppure riuscire a convivere col pensiero che un altro fenomeno climatico eccezionale possa far ripiombare nel terrore l'intera isola. L'unico modo per prevenire un nuovo evento di tale portata, suggerisce Toccaceli, è quello di"implementare il monitoraggio locale del territorio con strutture ad hoc, in grado per esempio di disporre evacuazioni preventive di zone a rischio, in caso di allerta meteo così significative, così come segnalate puntualmente dal centro multifunzionale della Protezione civile regionale".
Non è sufficiente, tuttavia, monitorare il territorio a rischio: questo deve essere sottoposto a costante pulizia e manutenzione. "Appena qualche settimana fa ho visto le zone interessate della frana", racconta il geologo, "non c’era adeguata manutenzione dei cosiddetti alvei, vie di fuga naturale per acqua e fango".
Con le intense precipitazioni registrate nelle ultime ore, ciò ha comportato, presumibilmente, delle fatali ostruzioni. "La pulizia del territorio aiuta ad abbassare il livello di rischio. Ed è sbagliato ricordarsene ogni dieci anni", conclude l'esperto, "oppure, ancora peggio: dopo ogni singola tragedia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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