"Il pieno, lo scotch, la spugna bagnata". La lista dell'orrore di Turetta

Trovata una nota di Filippo Turetta con l’elenco del materiale da utilizzare per immobilizzare e uccidere Giulia Cecchettin. È al vaglio la premeditazione

Screen Quarto Grado
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C’era una nota nello smartphone di Filippo Turetta. E questa nota può essere la chiave per la giustizia, per comprendere se ci sia stata premeditazione oppure no nell’omicidio di Giulia Cecchettin. Il file sarebbe stato creato 4 giorni prima di quell’11 novembre 2023 e poi aggiornato con delle spunte accanto a ogni voce: “Fare il pieno, controllare sportelli, ferramenta, lacci di scarpe, calzini, sacchetti immondizia, nastro adesivo, legare sopra caviglie e sopra ginocchia, spugna bagnata in bocca, coltello”.

L’elenco choc è apparso nella puntata di ieri di Quarto Grado e spiegherebbe perché gli inquirenti non solo potrebbero orientarsi all’aggiunta della premeditazione tra le aggravanti dell’omicidio, ma soprattutto potrebbero non credere completamente alla versione del 22enne, che aveva fatto scorta di mappe (che gli avrebbero consentito di non usare il navigatore e quindi non essere rintracciabile via Gps) e vestiti puliti. Ciò che era contenuto nell’auto, questa l'ipotesi, sarebbe stato predisposto e servito alla fuga, il che contraddirebbe la narrazione di Turetta sul raptus. “I vestiti sporchi di sangue li ho cambiati con altri che avevo in macchina. In auto ho sempre un cambio, coperte, qualcosa da mangiare e da bere”, aveva infatti detto. Il giovane ha inoltre affermato che lo scotch trovato dagli inquirenti fosse un oggetto abituale nella sua vettura e che servisse per la tesi di Giulia, mentre i coltelli sarebbero stati legati ai suoi pensieri suicidi.

Di fronte al pm Turetta ha reso la sua confessione relativa all’omicidio di Giulia, all’occultamento del suo corpo, e alla sua fuga fermata il 18 novembre successivo in Germania. Il 22enne ha parlato dello shopping in un centro di commerciale di Marghera e del ritorno a Vigonovo dove lui e Giulia avrebbero sostato in un parcheggio e dove Turetta avrebbe cercato di convincerla, con regali e ricatti emotivi (“Ho urlato che non era giusto. Che avevo bisogno di lei. Che mi sarei suicidato”) a tornare insieme dopo la rottura definitiva avvenuta l’estate precedente.

Ne sarebbe seguita una lotta: Giulia si sarebbe difesa mentre lui la avrebbe accoltellata ripetutamente, tanto che l’autopsia ha stabilito che la laureanda in Ingegneria sarebbe morta per l’emorragia legata alle coltellate, circa 70, e a un colpo alla testa ricevuto durante l’autodifesa.

Giulia ha resistito come una leonessa: per mesi lui l’avrebbe spiata con un’app, scoprendo l’interesse per un altro ragazzo, le avrebbe ventilato più volte il suicidio, avrebbe imposto la sua presenza mentre lei era con le amiche o la famiglia anche attraverso i messaggi. Ma nonostante abbia parlato al pm del suo tentativo di suicidio, Turetta è ancora qui a raccontare una verità che gli inquirenti stanno smontando pezzo dopo pezzo in vista del processo.

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