Picchiò a morte un pensionato, straniero si dice pentito: può ottenere uno sconto di pena

Il trentasettenne marocchino accusato di aver picchiato a morte l'ottantatreenne Adriano Armellin, nella sua casa di Pieve di Soligo (Treviso) si è detto pentito e ha chiesto di poter accedere alla "giustizia riparativa": potrebbe ottenere uno sconto di pena

Il luogo del delitto
Il luogo del delitto
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Dopo aver assunto alcol e cocaina, avrebbe picchiato a morte Adriano Armellin, un pensionato di 83 anni, causandone il decesso. Ma nella prima udienza svoltasi nelle scorse ore, stando a quanto riportato dalla stampa veneta, il presunto assassino ha chiesto tramite il proprio legale di poter accedere alla "giustizia riparativa": qualora il percorso dovesse essere portato a termine positivamente, potrebbe beneficiare di uno sconto della pena. Questi gli ultimi sviluppi del "delitto di Pieve di Soligo", con il principale indiziato, ovvero il trentasettenne marocchino Mohamed Boumarouan, dettosi pentito ed intenzionato ad incontrare la famiglia della vittima.

Il cittadino straniero deve difendersi dall'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dall'intenzione di compiere una rapina. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i fatti risalgono a quasi due anni fa: era il marzo del 2022, quando il magrebino si intrufolò all'interno dell'ex-officina di elettrauto annessa all'abitazione dell'anziano, per frugare nel locale.

Armellin, allertato dai rumori, scese le scale e si trovò davanti Boumarouan. I due si conoscevano, a quanto sembra: secondo quanto riporta la testata online TrevisoToday, l'ottantatreenne avrebbe aiutato economicamente lo straniero, in alcune occasioni precedenti. Dall'incontro sarebbe nata una violenta lite, al termine della quale Boumarouan avrebbe legato con una corda il pensionato. Poi gli avrebbe sferrato una serie di colpi alla testa, al torace e all'addome, fracassandogli il cranio.

Dopo il pestaggio il cittadino marocchino avrebbe lasciato l'edificio e raggiunto a piedi un supermercato, dove avrebbe comprato qualcosa da mangiare, riuscendo a quanto sembra a rubare alcuni prodotti surgelati. Poi, sempre sotto l'effetto di alcol e droga, si sarebbe cambiato le scarpe per tornare sul luogo della tragedia. A quel punto sarebbe andato alla ricerca di contanti e gioielli in casa di Armellin, prima di essere scoperto da uno dei figli della vittima e di tentare la fuga dalla terrazza. A bloccarlo fu un vicino, fino all'arrivo dei carabinieri.

"Siamo al cospetto di un sincero sentimento di pentimento da parte di Boumarouan - ha affermato il legale del marocchino, contestando in parte la ricostruzione dell'episodio - è stata probabilmente una discussione finita in tragedia anche per le condizioni in cui si trovava il mio assistito, drogato e ubriaco. Non c'è stata rapina, come peraltro conferma non soltanto il fatto che dalla casa non sia stato asportato nulla, ma anche la circostanza che non è stato neanche cercato alcunché". La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 20 novembre, quando sarà reso noto anche il programma di giustizia riparativa applicato a Boumarouan: nel caso in cui dovesse portare a termine positivamente il percorso, il cittadino straniero potrebbe ricevere uno sconto fino alla concorrenza di un terzo della pena complessiva.

Una prospettiva che i familiari della vittima sembrano aver accolto con freddezza, decidendo di non commentare. "Quando saremo informati dagli organi di giustizia sulle intenzioni dell'assassino - le loro parole, riportate da TrevisoToday - risponderemo a loro delle nostre intenzioni".

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