Una sedata, l'altra in clinica: le storie choc delle amiche di Emanuela Orlandi

Tre storie agghiaccianti di persone che furono vicine a Emanuela Orlandi: è possibile fossero a conoscenza di qualcosa sulla scomparsa della giovane?

Una sedata, l'altra in clinica: le storie choc delle amiche di Emanuela Orlandi
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Ci sono tre storie legate ad altrettante persone che facevano parte della vita di Emanuela Orlandi prima della sua scomparsa, avvenuta il 22 giugno 1983. E che potrebbero aver suggerito a qualcuno di sapere qualcosa di importante sul giallo. Non è dato sapere se a torto o a ragione. Due di queste persone sarebbero attualmente in clinica, la terza vive lontana dall’Italia. Chi sono?

Raffaella Monzi

Quando Emanuela Orlandi scomparve, Raffaella Monzi aveva 19 anni e studiava musica a Sant’Apollinare: la sua versione è davvero molto nota. L’amica affermò infatti che Orlandi avrebbe preso accordi per un volantinaggio per conto di un’azienda di cosmetici, con una paga “importante” per l’epoca e per una ragazzina, ben 375mila lire.

Dopo le rivelazioni, la giovane iniziò a sentirsi pedinata e controllata, anche fotografata, tanto che la famiglia si trasferì dapprima a Bolzano, ma anche lì ci sarebbe stato uno stalker, un certo “biondino” che le avrebbe suggerito di seguirlo. I Monzi tornarono a Roma, ma la madre della giovane ricevette una telefonata inquietante, in cui un uomo le diceva: “Ho visto tua figlia sul treno: è bellissima. La voglio sposare”. Raffaella Monzi ha 59 anni ed è attualmente ricoverata in una clinica psichiatrica.

Silvia Vetere

Non è andata meglio a Silvia Vetere, che oggi avrebbe 55 anni e all’epoca frequentava la stessa classe di Orlandi al Convitto nazionale. Vetere spiegò agli inquirenti: "Emanuela aveva intenzione di trovarsi un lavoro. Non aveva voglia di studiare e faceva sega a scuola”. Ai giornalisti spiegò inoltre che Orlandi le avrebbe confidato: “Non mi vedrete per un bel po’”.

Da tempo pare che Vetere soffrisse di problemi di salute e pare che negli anni sia stata sia in rehab per tossicodipendenti sia in strutture psichiatriche. Un cugino, Massimo Festa, ha raccontato al Corriere della Sera: “Silvia è stata vittima di un ulteriore sequestro, è stata portata in strutture psichiatriche per impedirle di ripetere quel che sapeva su Emanuela Orlandi. Quel che le era stato confidato era scomodo. Per questo è stata prelevata a più riprese, bombardata di farmaci, narcotizzata, annichilita nel corpo e nella psiche”. Il cugino sospetta che sia stata oggetto di intimidazioni, non la vede da anni e teme sia morta.

Pierluigi Magnesio

Un altro compagno di classe di Orlandi era Pierluigi Magnesio, che oggi vive all’estero e ha una storia un po’ differente. Sembra non parli mai della scomparsa dell’amica, ma c’è chi pensa che sia stato lui a chiamare le prime tre volte a casa degli Orlandi, tanto che gli inquirenti supposero che il giovane potesse conoscere i sequestratori e che abbia agito magari sotto minaccia, forse per depistare.

Il 27 ottobre 1987, durante la diretta di Telefono Giallo, telefonò un giovane in trasmissione,

dicendo: “Buona sera, sono Pierluigi. Se parlo, mi ammazzano”. Secondo la procura di Roma si sarebbe trattato proprio di Magnesio, avvalorando così l’ipotesi originaria su un possibile coinvolgimento dietro minacce.

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