Le foto di Emanuela Orlandi sembrano averla cristallizzata al giorno della scomparsa, il 22 giugno 1983. Ma un utente di un gruppo Facebook, Gregorj Cocco, ha riattualizzato digitalmente le immagini della 15enne cittadina vaticana scomparsa, e ha fatto lo stesso con due identikit di persone associate al caso da parte di due testimonianze, donando tutto alla famiglia Orlandi. La speranza è che qualcuno riesca a riconoscere gli uomini nei disegni.
Il primo identikit è quello relativo a un presunto sospetto, che una compagna di Emanuela Orlandi avrebbe visto aggirarsi intorno alla loro scuola proprio il giorno della scomparsa. Il secondo invece è l’identikit di un uomo che un vigile urbano avrebbe visto parlare con la giovane nei giorni precedenti. A Quarto Grado sono state mostrate queste immagini rielaborate e rese maggiormente realistiche e ci si è chiesti se uno di questi uomini possa essere Enrico “Renatino” De Pedis, boss della Banda della Magliana il cui nome venne associato al caso Orlandi a seguito di una telefonata anonima, dopo la quale emerse come fosse sepolto nella basilica di Sant’Apollinare per intercessione di un prelato. De Pedis, in base alle pochissime fotografie disponibili, sembra in effetti assomigliare a uno dei due uomini ritratti, soprattutto nello scatto della carta d’identità.
“È ovvio che è qualcuno legato o vicino a De Pedis”, ha commentato in collegamento Pietro Orlandi, riferendosi all’identikit. Il fratello della giovane scomparsa ha spiegato che, a suo avviso è possibile che la Banda della Magliana abbia avuto un ruolo di manovalanza della sparizione di sua sorella. Come in effetti risulterebbe dalla testimonianza dell’ex amante del boss, Sabrina Minardi.
Queste convinzioni sono corroborate dalle dichiarazioni dell’ex sostituto procuratore di Roma Giancarlo Capaldo, intervistato da Quarto Grado. “Sono convinto che in Vaticano ci siano tanti pezzi di questa storia e che quindi occorre cercarli”, ha dichiarato Capaldo, e ancora: “Direi che la maggior parte delle piste sono nate volutamente per depistare, per distogliere l’attenzione degli inquirenti, dell’opinione pubblica, dalla realtà della vicenda”.
Capaldo non avrebbe voluto archiviare l’indagine su Emanuela Orlandi, ma crede che la Banda della Magliana abbia avuto “un ruolo nell’esecuzione della vicenda”.
L’ex sostituto procuratore al tempo avrebbe avuto un incontro con il comandante della Gendarmeria vaticana per un’eventuale collaborazione, ma l’indagine fu chiusa senza essere risolta. Attualmente ci sono due indagini aperte: la prima è un’indagine vaticana, la seconda, aperta nelle scorse settimane, è della Procura di Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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