I vaccini sono arrivati ma l'Italia va a rilento. Quella che sarebbe dovuta essere un'altra "potenza di fuoco" per combattere il coronvirus non sta funzionando come si sarebbe auspicato. Ora l'Italia ha le sue dosi, il carico è arrivato puntuale dopo le prime 9750 dosi simboliche. Tutti gli ospedali del Paese deputati alle vaccinazioni hanno avuto le fiale entro il 31 dicembre ma erano giorni festivi e il personale sanitario autorizzato a vaccinare scarseggiava. Il risultato sono state 35.850 fiale di vaccino iniettate su 469.950 dosi a disposizione, che in 48 ore sono decisamente troppo poche.
Come spesso accade, però, questo è un Paese a due velocità e così mentre in Friuli Venezia Giulia e nella Provincia autonoma di Bolzano sono arrivati a utilizzare il 16% delle dosi di vaccino a disposizione, in altre regioni il dato si attesta tra l'1 e il 2 percento. In Valle d’Aosta, nella Provincia di Trento, in Lombardia nel Molise, alle 23 di ieri, la percentuale era ben al di sotto del 3%. In Sardegna addirittura sotto il 2%. Al netto dei ritardi di produzione di Pfizer-BioNTech, appare evidente che il piano vaccinale di Domenico Arcuri non stia funzionando a dovere. Probabilmente, superato lo scoglio delle festività e dei turni contingentati negli ospedali, il ritmo aumenterà in tutto il Paese ma serve ingranare una marcia più alta per rispettare la tabella di marcia abiziosa che da giorni ci viene illustrata.
Intanto, proprio i tedeschi della startup BioNTech, nelle scorse ore hanno messo le mani avanti: "Da soli non riusciremo a coprire il fabbisogno". Per avere la famosa immunità di gregge, in Italia come nel resto del mondo, sarà necessario immettere nel mercato anche altri vaccini, ma la questione italiana ora ha un altro problema. Le dosi di vaccino promesse dal governo stanno arrivando ma se l'organizzazione non è in grado di somministrarle si crea un ostacolo pericoloso. Pierpaolo Sileri con Repubblica ha provato a fare il punto della situazione: "È davvero presto per dire che la partenza sia stata lenta. Certo, colpisce che in Germania siano state iniettate 165 mila dosi e in Israele un milione di persone siano state già immunizzate, ma è pure vero che la campagna vaccinale è iniziata da due giorni". Il viceministro della Salute vuole chiarezza e rapidità a tutti i livelli della somministrazione: "Ho rimproverato una responsabile del Pio Albergo Trivulzio di Milano quando ha spiegato che le 1.500 dosi arrivate alla struttura il giovedì sarebbero state utilizzate solo il lunedì successivo". Una situazione comune, pare, a molti ospedali italiani ma, promette Sileri "griderò allo scandalo solo se il 6 gennaio le 469.950 dosi della prima settimana non saranno state usate tutte".
Mancano 4 giorni al 6 gennaio nel mezzo c'è un weekend. Considerando che, nonostante l'emergenza, nei giorni di festa negli ospedali si lavora ancora con turni contingentati, l'oobiettivo di Sileri appare ambizioso. In ogni caso, Pierpaolo Sileri si dice convinto che le 37mila dosi di vaccino dichiarate in Italia siano sottostimate. Di queste, l'85,5% sono state somministrate agli operatori sanitari e sociosanitari, circa 31mila. Ma nei prossimi giorni, quando i turni saranno a regime anche negli ospedali, la situazione potrebbe complicarsi, invece che risolversi. Emergeranno le lacune del piano vaccinale, soprattutto l'assenza degli operatori autorizzati alla vaccinazione. Basta fare l'esempio della Sicilia, dove su 1300 che ne servirebbero, al momento ce ne sono solo 345 abilitati e quelli richiesti dal bando non arriveranno prima di febbraio.
Anche ala luce di questo, la Fondazione Einaudi lancia l'allarme: "Per vaccinare solo il 50% degli italiani in 10 mesi occorrono circa 60 milioni di inoculazioni (30 X 2). Bisogna procedere alla media di 200.000 vaccinazioni al giorno". Nel frattempo, mentre l'Italia è ancora ferma allo start, la Germania corre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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