Si lavora a stretto contatto con cumuli di rifiuti in ferro da diversi giorni. È questa la condizione nella quale il personale dell’ufficio immigrazione della questura di Augusta, nel siracusano, sta svolgendo la propria attività. Nello specifico, siamo nell’area portuale vicina alla banchina dove sbarcano diverse centinaia di migranti attraverso le Ong. Qui sono stati piantati dei gazebo a ridosso di cumuli di rifiuti metallici che raggiungono diversi metri di altezza nonché di larghezza. Sostanzialmente un muro di ferro che ostacola la possibilità di guardare oltre ma che, soprattutto, può essere fonte di pericolo per la salute del personale che ci lavora.
In questi gazebo i poliziotti dell’ufficio immigrazione compiono le operazioni di identificazione degli stranieri dopo lo sbarco e prima che vengano trasferiti nei centri di accoglienza. Un lavoro che li tiene impegnati per diverse ore e, in alcuni casi, anche per un intero giorno. “Come si può lavorare così?” È questa la domanda che si pone il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni, quando al telefono ci esprime la sua indignazione per le precarie condizioni di sicurezza. Paoloni si è fatto portavoce dei disagi e delle preoccupazioni espresse dal personale della polizia che si ritrova a dover operare in un ambiente poco salubre. “Non capisco – ci dice – come sia possibile consentire di far lavorare il personale dell’immigrazione in queste condizioni. Perché una scelta di questo tipo? Perché non scegliere una postazione più sicura? Non si può giocare con la salute delle persone”.
Proprio in quest’aera pochi giorni fa sono stati identificati i 410 migranti che erano a bordo di Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere che ha recuperato gli stranieri a largo della Libia in 4 distinte operazioni. Dopo aver chiesto un porto sicuro a Malta e Italia, da La Valletta non è arrivata alcuna risposta positiva e l’imbarcazione ha ottenuto l’ok del ministero dell’Interno di Roma. Quindi il via libera a sbarcare nel porto di Augusta dove i nuovi arrivati hanno fatto sosta davanti al muro dei rifiuti ferrosi.
“Difficile poter lavorare in modo sereno in questo modo" afferma il segretario generale del Sap proseguendo: “Già è difficile identificare i migranti in tempi celeri per via degli imponenti numeri, se a tutto questo si aggiunge anche
un luogo insalubre, va da se che i poliziotti non sono messi nelle condizioni di lavorare in modo sereno”. Il Sap ha inviato una lettera agli organi di competenza per un veloce chiarimento della vicenda.
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