Addio a Biondi. Provò a fermare le torture dei magistrati

È morto Alfredo Biondi, uno degli ultimi liberali ancora in vita in Italia sicché la specie è purtroppo in via di estinzione

Addio a Biondi. Provò a fermare le torture dei magistrati

È morto Alfredo Biondi, uno degli ultimi liberali ancora in vita in Italia sicché la specie è purtroppo in via di estinzione. L'Italia di uno-vale-uno e del reddito di 'ndrangheta, ha totalmente perso la memoria di che cosa voglia dire la parola liberale, tanto che quando si parla della destra tutti fanno un fritto misto di cui si è persa la genetica. Alfredo era per molti di noi un amico, e anche non facile perché aveva idee forti e marciava da solo come fanno i veri liberali, ma è noto prima di tutto per essere stato crocefisso dalla stampa e televisione di sinistra - che oggi finge di rendergli onore - a causa del sacrosanto Decreto Biondi del primo governo Berlusconi nel quale era ministro di Grazie e Giustizia con cui impediva ai pm di Mani Pulite (la sciagurata operazione che ha devastato la Repubblica e ha capovolto il rapporto fra cittadini e morale pubblica) di usare la tortura con cui far confessare a chiunque qualsiasi cosa. La tortura consisteva nell'arresto preventivo: ti buttavano a San Vittore in una cella con stupratori e assassini e confessavi quello che ti dicevano di confessare. Controprova: la grande operazione Mani Pulite del venerato Pool di Milano, alla fine non ottenne che poche condanne a pochi anni per pochi spicci e molte morti violente come quella del presidente dell'Eni Cagliari fatta passare per suicidio con sacchetto di plastica in testa (provate voi a suicidarvi con le vostre mani stringendovi un sacchetto nella testa) e quella di Raoul Gardini che andò a farsi una doccia, un massaggio, un aperitivo e una sigaretta e distrattamente si sparò una revolverata alla tempia dopo essere andato a portare una valigetta di soldi a Botteghe Oscure.

Alto tasso di mortalità, zero successo in bonifica morale. Biondi fece il decreto del governo Berlusconi con cui impediva ai procuratori d'assalto di prelevare la gente dal letto e scaraventarla in cella finché quelli, terrorizzati, confessavano. Così fu decapitata la repubblica con una operazione anche internazionale destinata a portare al potere il Pds, gli ex Pci, e che fu mandata gambe all'aria da Silvio Berlusconi che si ebbe come cannonata il famoso avviso di garanzia a Napoli, per reati totalmente riconosciuti falsi, sicché il governo cadde, Bossi si rivoltò, e il primo governo berlusconiano fu presto sostituito dal governo Dini e poi da quello di Romano Prodi. Giusto per ricordare. Il Decreto Biondi fu vilipeso, preso a insulti insieme al suo presentatore, e la pressione dell'opinione pubblica totalmente soggiogata dai media che fiancheggiavano quella finta rivoluzione fu tale che il Presidente del Consiglio fu costretto a ritirarla e restituire al Pool la sua arma preferita. Naturalmente Biondi fu accusato di proteggere i corrotti, di essere un mascalzone come tutti coloro che in un modo o nell'altro si schieravano contro i disegni che erano stati preparati per portare il partito degli ex comunisti al potere. Quella fu la pagina più guascona ed eroica sia di Biondi che del governo, prima che si capisse che in Italia i veri poteri forti ci sono e sono da tutt'altra parte che nel Parlamento, ma comunque fu una grande e bella pagina liberale. Alfredo Biondi era stato anche segretario del Partito liberale e aveva partecipato a governi della cosiddetta Prima Repubblica: era stato ministro con Amintore Fanfani e poi con Bettino Craxi guidando il dicastero che allora si chiamava dell'Ecologia.

Era un magnifico toscanaccio con un carattere deliziosamente impossibile, aveva una facondia parlamentare da grande oratore, si era poi radicato in Liguria benché pisano e gli piaceva mangiare bene, bere meglio, leggere moltissimo, discutere di tutto e con la massima competenza. Non appena Silvio Berlusconi fondò Forza Italia, lui si buttò anima e corpo nell'impresa e l'impresa veramente titanica se ci si pensa oggi di fronte ai rottami dell'Italia di oggi non era quella di imbarcare qualche liberale, ma di creare un partito liberale di massa, fatto solo di spiriti liberi da ovunque venissero: c'erano Giuliano Ferrara e Lucio Colletti che venivano dai comunisti, era pieno di socialisti libertari e matti e per questo simpaticissimi, c'erano quegli ex neofascisti che volevano partecipare a un modello di partito ai loro stessi antipodi. Verrebbe da cantare la vecchia canzone francese Que reste-t-il?, perché di quell'Italia oggi non resta più niente e il nostro Biondi, purtroppo, ha dovuto lasciarci senza rimpiazzi. Giova ricordare come andarono le cose che mantenevano lo scenario: i comunisti non avevano mai avuto la forza finché ci fu l'Unione Sovietica di uscire fuori dal guado, ma quando cadde l'impero del male (come lo chiamava Ronald Reagan) il dipartimento di Stato americano e un gruppo di italiani vararono l'operazione Clean Hands.

Il colpo di reni con cui Berlusconi mandò all'aria quel piano, che prevedeva come primo colpo la fine politica dei vecchi partiti, salvando soltanto l'ex Pci, resterà per sempre nella storia delle democrazie. Ma i poteri sfidati reagirono con tutta la loro violenza. Peccato, fra l'altro, che Alfredo Biondi sia andato via prima che il giudice Palamara affrontasse, come ha promesso, il capitolo misterioso ma non tanto, della persecuzione giudiziaria di Berlusconi. Biondi era come tutti i liberali uno spiritaccio e litigò volentieri con tutti e per un periodo anche con Berlusconi perché disse che vedeva troppi signorsì accanto al leader. Come liberale apparteneva a quella corrente non conservatrice ma anzi riformista e rivoluzionaria che si apparentava facilmente con i radicali, con cui peraltro si azzuffava giocando in casa.

Ultimo ricordo: quando Biondi emise il Decreto Biondi i magistrati del pool di Mani Pulite fecero una sortita costituzionalmente poco consueta, presentandosi davanti alle telecamere dei telegiornali per comunicare che il governo e il ministro di Giustizia impediva loro di lavorare. Il lavoro, consistente come abbiamo ricordato, nel procedere all'arresto preventivo del disgraziato, gettato in una bolgia horror e che otteneva sempre l'effetto desiderato.

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