Allarme terrorismo islamico: ora l'Italia teme i lupi solitari

Giannini: "Fenomeno amplificato da radicalismo via web". In atto monitoraggio su migliaia di siti di ispirazione jihadista

Allarme terrorismo islamico: ora l'Italia teme i lupi solitari

Non c'era bisogno della strage di marines a Chattanooga per confermare ai responsabili italiani dell’Antiterrorismo che in questa fase la minaccia più concreta è costituita dai jihadisti "fai da te" decisi a entrare in azione al termine di un periodo di formazione militare e combattimento sui fronti caldi all’estero tra le file dei foreign fighter o più semplicemente dopo aver seguito un percorso di radicalizzazione via web. "Dal punto di vista mediatico e comunicativo - spiega all’AdnKronos Lamberto Giannini, Capo del Servizio Centrale Antiterrorismo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza - lo Stato Islamico ha mostrato una grande capacità in termini di propaganda, utilizzando tecniche 'pubblicitarie' molto sofisticate".

Secondo le stime più recenti, l'Antiterrorismo calcola che siano circa 70-80 i foreign fighter partiti dal nostro Paese per combattere in Iraq, in Siria, nell’Africa del Nord. Di questi, pochissimi sono cittadini di nazionalità italiana, la stragrande maggioranza è costituita da stranieri che risiedono nel Belpaese. Questi vanno ad aggiungersi ai circa quattromila jihadisti che hanno lasciato momentaneamente i Paesi occidentali (1.500 dalla Francia, un migliaio dalla Gran Bretagna, 700 dalla Germania, circa 500 dalle regioni balcaniche) per sposare la causa dell'Isis. "Ma il fenomeno non nasce adesso - ammette Giannini - anche negli anni scorsi abbiamo avuto combattenti partiti per le zone di guerra della ex Jugoslavia e dell’Afghanistan. Quello che è cambiato è la dimensione del fenomeno, sicuramente molto più esteso in termini numerici. E il volano che fa aumentare le cifre è proprio l’attività di proselitismo sul web".

Quella dell'Antiterrorismo è un’attività realmente a tutto campo. A preoccupare maggiormente sono proprio i "rientranti", le persone che tornano in Italia dopo un periodo di formazione militare e combattimento all’estero. E anche quelli che per vari motivi non espatriano e magari si radicalizzano sul web. "Il pericolo di attentati non si può mai escludere - avverte Giannini - ma c’è da dire che, al momento, non ci sono segnalazioni di rischi specifici o imminenti per il nostro Paese". E anche per quanto riguarda il Giubileo, considerato un potenziale catalizzatore di interesse per la minaccia terroristica, "l’attività preventiva è costante ma per ora non ci sono particolari motivi di allarme". Il monitoraggio svolto su internet dall’Antiterrorismo si concentra su un numero sempre più esteso di indirizzi web, portali, forum di discussione in cui si inneggia al jihad. Migliaia di siti sono sotto controllo, sia quelli permanenti che quelli che restano attivi per brevi periodi, indirizzati a gruppi ristretti. Sotto il profilo della prevenzione, la sorveglianza è stata estesa anche a luoghi originariamente considerati non particolarmente a rischio, come la tomba di Dante a Ravenna. Massima vigilanza in prossimità dei porti, soprattutto quelli che si affacciano sull’Adriatico e sulle regioni balcaniche, attenzione particolare agli arrivi nei piccoli aeroporti periferici. "Grazie all’approvazione del recente decreto antiterrorismo - osserva Giannini- abbiamo una maggiore capacità di intervento, a cominciare proprio dai foreign fighter, e l’attività investigativa ha più strumenti su cui contare.

L’azione preventiva si svolge in stretta e cooperazione tra tutte le forze di polizia e in costante rapporto con il Casa, il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo, dove si mettono a fattor comune tutti i nostri sforzi, volti a percepire ogni minimo segnale e spunto investigativo".

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