Anche Palù tra i rigoristi: "Ancora due mesi di sacrifici"

Giorgio Palù si schiera dalla parte degli esperti che in questo momento chiedono di non abbassare la guardia per fermare l'epidemia

Anche Palù tra i rigoristi: "Ancora due mesi di sacrifici"

L'Italia vede la fine del tunnel dell'epidemia di coronavirus? Forse, ma ancora troppo in lontananza. Questa sembra essere l'opinione più diffusa dei medici e degli esperti che da ormai un anno intervengono pubblicamente per spiegarne, non sempre in maniera chiara, l'andamento. Ieri ha fatto molto discutere la richiesta di Walter Ricciardi di riportare il Paese al lockdown totale per attuare la strategia No Covid e limitare la diffusione delle varianti, nonché agevolare le operazioni di vaccinazione. Sul Corriere della sera in edicola oggi, invece, Giorgio Palù preme per non accelerare le riaperture. Il virologo, presidente dell’agenzia italiana del farmaco Aifa, è convinto della necessità di chiedere ancora due mesi di pazienza per arrivare alla primavera/estate, quando il virus rallenterà.

Il discorso di Palù è molto semplice e ricalca quelli già noti e fatti un anno fa: "Se terremo a bada il virus nei prossimi due tre mesi, forse usciremo dal raggio della sua minaccia. Le infezioni respiratorie raggiungono il picco in inverno e in primavera-estate si mitigano". Come si tiene a bada il virus? Il virologo non ha dubbi: "Spingendo sulla vaccinazioni e rinunciando per qualche altra settimana ad attenuazione di colori e tentazioni di riaperture". Giorgio Palù è per la linea prudenziale, tendente al rigorista come Walter Ricciardi, però non nasconde un pizzico di ottimismo per una relativamente rapida fine dell'epidemica in Italia. Per il virologo, la terza ondata in Italia non c'è stata ed è ancora evitabile: "Siamo in una fase discendente della curva epidemica, anche se lenta. Non è il momento di distrazioni. Fino a che l’abbassamento dell’Rt non sarà significativo tutti noi siamo chiamati a rispettare le misure di protezione individuale ed evitare gli assembramenti".

La preoccupazione per le varianti c'è, e non è poca anche per Giorgio Palù, che lascia intendere la necessità di un lockdown: "Per tenere sotto controllo le varianti, a cominciare da quella inglese, più diffusa in Italia, servono le stesse precauzioni e le stesse misure utilizzate per il ceppo originario di Wuhan, la città cinese dove la pandemia è nata". Il virologo concorda con l'ordinanza con la quale il ministro Speranza ha rinviato l'apertura della stagione sciistica e pone qualche interrogativo anche sulle scuole: "Sappiamo da 4-5 studi che l’infezione, a prescindere dalle mutazioni, ha una certa prevalenza tra 12-19 anni e poi tra 19 e 50 anni. Quindi andrei cauto con la ripresa di scuole superiori ed università. Sarebbe ideale poter spostare il calendario scolastico in avanti, quando il quadro sarà migliore". Tuttavia, Palù cerca di rassicurare sulla possibile più elevata letalità e pericolosità delle varianti: "Il virus ha tutto l’interesse a farci sempre meno danni. Il suo scopo è diventare endemico, restare con l’uomo per sempre, visto che ormai la specie umana è diventata il suo serbatoio naturale. Siamo i suoi ospiti prediletti. Lui è un parassita delle nostre cellule, non ha vita autonoma, non vuole eliminarci perché in questo modo si estinguerebbe".

Il presidente dell’agenzia italiana del farmaco Aifa tranquillizza anche sull'efficacia dei vaccini, che sulla variante inglese funzionano correttamente e prevengono il rischio di reinfezione. C'è un riscontro di minore efficacia sulle altre varianti attualmente diffuse ma permane, invece, la protezione dalle forme gravi, che è l'obiettivo principale per contrastare la saturazione degli ospedali e la letalità.

"La perdita di efficacia dei vaccini non è tale da dover generare sfiducia anche perché mantengono sempre la capacità di bloccare l’infezione attraverso la produzione di anticorpi neutralizzanti diretti contro l’intera proteina Spike", ha concluso Giorgio Palù.

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