Si è tenuta ieri pomeriggio, in un’aula del tribunale di Ancona, l’udienza preliminare del processo che vede alla sbarra ben 8 persone coinvolte in un losco giro di mercato del sesso con due vittime minorenni.
L’accusa, per alcuni, è quella di induzione alla prostituzione minorile, mentre per altri di consumata o tentata violenza sessuale.
Protagoniste della vicenda due sorelle di nazionalità rumena, che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 14 e 16 anni. Stando a quanto emerso dalle indagini degli inquirenti sono stati i loro genitori a costringerle a prostituirsi.
L’orrore è venuto fuori nell’agosto 2015, quando un nordafricano tentò di stuprare una delle due ragazze perché a conoscenza di quanto erano costrette a fare. Da qui le indagini dei carabinieri della compagnia di Urbino, che in breve portarono alla luce un quadro a dir poco inquietante.
Considerate le pessime condizioni economiche della famiglia, i genitori avevano obbligato le figlie a vendere il loro corpo ad uomini adulti, spesso ultrasessantenni, in cambio di denaro (fino a 50 euro), ricariche telefoniche o regali. Ad introdurle nel mondo della prostituzione una 20enne di nazionalità bulgara.
Il lavoro degli inquirenti ha portato ad individuare almeno 8 persone che hanno avuto un ruolo nella vicenda. Oltre al padre ed alla madre, incriminati anche per maltrattamenti in famiglia, la ragazza bulgara ed almeno 5 “clienti”, che prendevano appuntamento con le ragazzine e consumavano con loro rapporti sessuali completi. Durante l’udienza che si è tenuta ieri ad Ancona in presenza del gup Paola Moscaroli, due degli accusati hanno affermato di essere stati raggirati.
Le giovani, che adesso sono maggiorenni e vivono in una struttura protetta, si sono costituite parte civile.
I loro avvocati chiedono per le assistite un risarcimento pari a 380mila euro.Una nuova udienza è stata fissata per il prossimo 9 maggio. Per allora si spera che in aula faccia la sua comparsa anche il padre delle due sorelle, che ad oggi è ancora latitante.
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