Da giorni nel mirino per il basso numero di dosi somministrate, la Lombardia alla fine ci ha azzeccato. Ad avallare la strategia lombarda del freno a mano tirato nella corsa all’immunizzazione, il super commissario per l’emergenza. Con una circolare del ministero, Arcuri ha ordinato alle Regioni di non usare tutte le dosi di vaccino anti-Covid a disposizione.
Già dalla prossima spedizione, i vari hub regionali dovranno stoccarne 30% per non rischiare di rimanere senza per le dosi di richiamo nei tempi previsti (21 giorni per Pfizer; 28 per Moderna). Proprio la motivazione che ha guidato l’avvio al rallenti della Lombardia. “Non solo non eravamo in ritardo, - ha spiegato Attilio Fontana - ma siamo anche un po' in anticipo e ci dovremo fermare, perché dovendo fare la scorta del 30%, le dosi che riceveremo il 18 le dovremo tenere come garanzia”. Un fare con calma, dunque, per non rischiare il collo di bottiglia sul richiamo delle vaccinazioni confermata dal responsabile lombardo della campagna vaccinale Giacomo Lucchini. “La Lombardia - ha dichiarato Lucchini in Commissione Sanità in Regione - sta inoculando 17mila dosi al giorno, ma da domani (oggi, ndr) scenderanno a 13mila proprio per preservare la riserva del 30% richiesta dal ministero”.
La vera sfida non è scalare la classifica di chi fa più vaccini, e poi rimanere senza come la Campania, ma saper gestire con programmazione e giuste tempistiche le forniture delle dosi di vaccino anti-Covid. A condividere la strategia lombarda, prima incriminata e ora sposata anche da Arcuri, la Federazione Cimo-Fesmed. "Il vero allarme - commenta, come riporta il Sole 24 Ore, Guido Quici, presidente del sindacato dei dirigenti sanitari - è che solo una seria ed equilibrata programmazione permetterà di evitare che la necessaria somministrazione delle seconde dosi a 21 giorni dalla prima non si sovrapponga alle nuove vaccinazioni, creando il caos nelle strutture e sui territori. Ci vuole equilibrio, criteri omogenei e responsabilità. Le dosi non sono aumentabili a piacimento, dato che la produzione è determinata, né distribuibili a chi corre prima ad esaurirle".
Cimo-Fesmed asfalta le dichiarazioni del sottosegretario Sandra Zampa per cui il richiamo con le seconde dosi, anziché dopo tre settimane, si può fare anche a 25 giorni. "Al di là della fonte scientifica - aggiunge il presidente Quici - il problema resta quello organizzativo ovvero del doppio imbuto che si creerà a parità di approvvigionamento e certamente spostare la seconda dose di pochi giorni vuol dire solo spostare il problema. Sembra che non si abbia alcuna cognizione di come siano le dinamiche organizzative interne alle strutture sanitarie”.
Un problema non da poco, segnalato anche al ministro della Salute Speranza. "Abbiamo evidenziato - sottolinea il sindacato dei medici dirigenti - che, a parità di rifornimento settimanale di vaccini e con un aumento esponenziale dei nuovi soggetti da vaccinare (prime vaccinazioni e richiami), deve essere scongiurato il rischio che si crei un vero e proprio collo di bottiglia, pena il fallimento di tutta la campagna di vaccinazione.
E il ministro ha condiviso il nostro segnale d'allarme". Insomma, ora che Arcuri se ne è accorto e anche Speranza si è convinto, arriva la circolare per riparare agli errori. Ma alla Lombardia, dopo le critiche, non arrivano le scuse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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