"Washington è pronta a inviare armi più potenti a Kiev". A spiegarlo, in un'intervista a La Stampa, è stato Ian Bremmer, fondatore della Eurasia Group, società di ricerca e consulenza sui rischi politici. Bremmer ha partecipato al World Economic Forum di Davos, l'evento che si tiene ogni anno tra gli esponenti mondiali di economia e politica, giornalisti e intellettuali, che discutono delle questioni più urgenti del mondo. Al centro dell'incontro di quest'anno, il primo dopo la lunga pausa dettata dalla pandemia, ha preso posto il dossier sulla guerra in Ucraina.
Armi da Washington
Al Forum, spiega Bremmer, "c'era una delegazione ucraina molto folta che ha avuto l'opportunità di raccontare e ribadire il grado di devastazione causato dalla guerra". Così, i leader di tutto il mondo hanno potuto assistere alla testimonianza di chi si sta battendo "per impedire non un cambio di leadership, ma di essere cancellata dalle cartine geografiche come Mosca sta tentando di fare. Basta vedere le migliaia di ucraini deportati in territorio russo, i crimini di guerra commessi dalle truppe di Putin".
Per aiutare gli ucraini nel loro intento, spiega Bremmer, "Washington invierà i sistemi limitando invece l'approvvigionamento di munizioni a quelle di breve raggio", per evitare che il conflitto si allarghi al di fuori del territorio ucraino. L'obiettivo è, invece, quello di "chiuderlo nelle dimensioni attuali e con la Russia che restituisce i territori occupati oltre a provvedere alle spese per la ricostruzione". Gli americani, avvisa Bremmer, "sono ben lungi dal sostenere una guerra contro la Russia in Russia, un conflitto che potenzialmente potrebbe ampliarsi su geometrie di pertinenza della Nato". Al contrario, questi armamenti potrebbero agevolare i contrattacchi dell'esercito ucraino.
L'intervento di Kissinger
Nell'intervista a La Stampa, Bremmer commenta anche il discorso di Henry Kissinger, che aveva suggerito all'Ucraina di rinunciare a qualche territorio per ottenere la pace con la russia. Un intervento definito "davvero inopportuno", perché l'ex segretario di Stato ha consigliato a "persone che stanno lottando per la sopravvivenza, che per non essere cancellati dalla faccia della terra occorre cedere porzioni di territorio su cui vige la propria sovranità. Un regalo a Putin per agevolare la fine delle ostilità".
Kissinger, aggiunge il fondatore di Eurasia Group, non è il solo a pensarla in questo modo: "Ci sono persone di governo in Germania, Francia, Italia che privatamente sono d'accordo con Kissinger, ce ne sono alcuni anche nell'amministrazione Biden. Ma si tratta di posizioni che non possono essere sostenute pubblicamente specie dinanzi a quello che sta subendo l'Ucraina". Ma l'ex Segretario di Stato, conclude Bremmer, "sembra ignorare che nel conflitto in corso un ruolo fondamentale è svolto dalla "info war", la guerra di informazione che ha un impatto incisivo sugli equilibri in campo. E questo è uno sbaglio". L'utilizzo dei social media è diventato fondamentale nella guerra tra Russia e Ucraina e la comunicazione ha assunto un "ruolo ancora più strategico" rispetto a un tempo.
Sicurezza alimentare e sanzioni
Per il piano italiano della pace "mancano le condizioni", a detta di Bremmer, perché per il momento "l'unico tipo di negoziato che si sta muovendo ora è per sbloccare l'impasse sui rischi relativi alla sicurezza alimentare, al fine di riprendere le esportazioni di grano ucraino aprendo alle rotte da e verso il porto di Odessa". Impossibile, almento per adesso, "allargare il confronto in altri ambiti". Sul piano della sicurezza alimentare, qualche piccolo passo in avanti è stato fatto, ma la richiesta dei russi è "che vengano levate delle sanzioni in cambio della riapertura dei porti e gli ucraini sono contrari". Ma, ribadisce Bremmer, "la crisi del grano non è dovuta alle sanzioni dell'Occidente ma è stata causata dall'invasione russa".
Per il momento, le sanzioni sono ancora in vigore. E secondo l'analista, gli americani continueranno in questa direzione per tutta la durata del conflitto: "Le sanzioni saranno permanenti, quindi sino a quando i russi continueranno a occupare l'Ucraina ci saranno misure penalizzanti per la Russia".
Dal punto di vista del sostegno militare, invece, la situazione cambia e dipenderà dalle sorti del conflitto, perché se la guerra dovesse durare ancora a lungo, sarà difficile poter garantire il prossimo anno "altri 40 miliardi di dollari a sostegno di Kiev". Per questo, conclude Bremmer, "credo che i mesi che ci separano alla fine del 2022 saranno decisivi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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