Ecco il "vaccino dei Marines": cosa cambia nella lotta al virus

Il vaccino che stanno sviluppando gli scienziati militari Usa è ancora in fase 1 di sperimentazione, ma presenta già risultati incoraggianti

Ecco il "vaccino dei Marines": cosa cambia nella lotta al virus

L'esercito degli Stati Uniti è ormai prossimo a sviluppare un "super-vaccino" anti-Covid, capace di contrastare sia ogni tipo di variante attualmente conosciuta, compresa quindi Omicron, sia quelle di futura formazione. Il farmaco in questione, a cui stanno lavorando gli scienziati militari del Walter Reed Army Institute of Research (WRAIR), avrà infatti un potenziale protettivo universale ed è stato perciò ribattezzato dalla stampa a stelle e strisce come "pan-vaccino" e come "Santo Graal delle vaccinazioni".

La messa a punto del "vaccino dei Marines", denominato Spike Ferritin Nanoparticle (SpFN), è partita a dicembre, quando i vertici scientifici dell'esercito americano hanno annunciato che il vaccino anti-Covid da loro ideato, realizzato con nanoparticelle di ferritina spike, aveva completato la fase 1 della sperimentazione sull'uomo, venendo testato con ottimi risultati contro tutte le attuali varianti del coronavirus. In attesa dei successivi test sull'efficacia del medicinale, il dottor Kayvon Modjarrad, direttore delle malattie infettive presso il WRAIR, ha di recente affermato che il "vaccino dei Marines" sta venendo messo alla prova anche contro mutazioni virali che potrebbero svilupparsi in futuro. Il luminare ha quindi chiarito: "La nostra strategia è stata quella di sviluppare una tecnologia di vaccino 'pan-coronavirus', che potrebbe potenzialmente offrire una protezione sicura, efficace e duratura contro molteplici ceppi e specie di coronavirus".

Rispetto ai vaccini attualmente in uso, basati o sulla tecnologia a mRna o su rinovirus innocui, il vaccino militare SpFN adotta un terzo approccio, utilizzando una porzione innocua del Covid per stimolare le difese dell'organismo contro la malattia. Inoltre, mentre i vaccini di Moderna, Pfizer e Johnson & Johnson prendono di mira il virus specifico del Covid, gli scienziati dell'esercito, al contrario, stanno progettando il loro vaccino allo scopo di renderlo adattabile ed efficace anche a fronte di futuri ceppi di altri coronavirus.

Il complesso di particelle che costituisce il vaccino SpFN dell'esercito presenta la forma di un pallone da calcio con 24 facce. Grazie a questa struttura, ciascuna delle facce può essere predisposta per attaccare diversi ceppi di coronavirus, consentendo agli scienziati di adeguare rapidamente il medicinale per eventuali nuove varianti di Covid che si dovessero presentare.

Un ulteriore vantaggio dell'SpFN rispetto ai vaccini ad oggi disponibili consiste nel fatto che lo stesso ha requisiti di conservazione meno restrittivi rispetto ai prodotti Moderna e Pfizer, consentendone l'uso in una più ampia varietà di situazioni. Secondo gli scienziati militari, l'SpFN può essere infatti conservato tra i 2 e i 7 gradi centigradi per un massimo di sei mesi, mentre a temperatura ambiente può resistere anche per un mese. Il vaccino di Pfizer, al contrario, richiede un congelatore ultrafreddo (tra meno 44 e meno 24 gradi) per la spedizione e la conservazione, ed è stabile solo per 31 giorni se conservato in frigorifero.

Il vaccino dell'esercito, una volta terminati i test, andrà somministrato mediante due dosi, a 28 giorni di distanza, mentre dopo sei mesi potrà essercene anche una terza.

Quanto al tempo necessario alla sua ultimazione, i vertici del WRAIR non hanno indicato alcuna data entro cui saranno completati i test vaccinali di Fase 2 e 3, rimarcando il fatto che il via libera al nuovo farmaco arriverà solo quando la sua sicurezza ed efficacia verranno accertate in via definitiva.

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