Il baricentro del Paese

Sbaglierebbe chi sottovalutasse il discorso di ieri di Silvio Berlusconi.

Il baricentro del Paese

Sbaglierebbe chi sottovalutasse il discorso di ieri di Silvio Berlusconi. In un Paese confuso e disorientato dopo due anni di pandemia e in mezzo ad una guerra che si combatte a 1300 chilometri di distanza, il Cav e Forza Italia si ripropongono come il baricentro della politica italiana. Sia per le questioni internazionali, sia per quelle interne. Partendo da un dato che nessuna persona animata da un minimo di onestà intellettuale e rispettosa della matematica può contestare: «Senza Forza Italia non esiste nessuna maggioranza possibile, né di destra, nè, per assurdo , di sinistra». La creatura di Berlusconi è di fatto, ancora oggi, magari con numeri diversi rispetto al passato, il punto di equilibrio della politica italiana e ne rappresenta «il centro». Senza Forza Italia, vista la sua collocazione («alternativa alla sinistra e distinta dalla destra»), non esisterebbe neppure il centro-destra.

Una condizione favorevole che impone, però, un grande senso di responsabilità. Al costo di essere duri con un personaggio con cui in passato c'è stato un rapporto di collaborazione che ha dato pure risultati positivi come Vladimir Putin. Il giudizio di Berlusconi sul Putin di oggi è netto, non lascia margini interpretativi: «sono deluso e addolorato». Non gli risparmia nulla: rimarca che la Russia è responsabile di «veri e propri crimini di guerra» e, per suo stesso interesse, dovrebbe individuarne e processare i colpevoli; come pure sottolinea che bisogna porre fine alla guerra, «il cessate il fuoco da parte di Mosca è fondamentale e prioritario», inoltre il Cremlino «deve fare un passo» verso una soluzione che garantisca all'Ucraina «libertà e integrità». E, naturalmente, il Cav conferma la scelta di campo nell'Alleanza atlantica, lo stretto rapporto con gli Stati Uniti e l'esigenza che l'Europa, per avere un ruolo nei nuovi scenari mondiali dove l'espansionismo cinese diventa sempre più pericoloso, abbia una politica estera e un esercito comune per contare davvero.

Di fatto, al di là delle mille menate che si sono dette e scritte in questi giorni sul suo silenzio su Putin, Berlusconi si propone come garante della tradizionale collocazione dell'Italia a livello internazionale. E in politica interna, come difensore di quegli ampi strati della società italiana che trovano inique le tasse e la politica fiscale o vogliono un sistema giudiziario ispirato ai principi del garantismo. Insomma, è la linea di una forza che ha sulle spalle, appunto, il compito delicato di rappresentare il baricentro del sistema politico. Deve garantire la governabilità (senza Forza Italia non sarebbe nato neppure il governo Draghi) e, nel contempo, promuovere le riforme necessarie a modernizzare il Paese. Deve difendere il ceto medio e imprenditoriale dalle campagne massimaliste e anacronistiche della sinistra (due giorni fa c'è chi è tornato a parlare di patrimoniale) e compensare le spinte sovraniste e populiste che albergano pure nel centro-destra.

Non è una funzione semplice per il Cav e per Forza Italia, ma discende dai numeri (basta guardare i sondaggi) e dalla cultura liberale che da sempre esprimono. La verità è che dopo trent'anni, malgrado tanti tentativi, non c'è ancora un soggetto politico in circolazione («determinante e determinato») che possa fare altrettanto.

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