Bergamo, omicidio di Zina: la denuncia della donna non le ha salvato la vita

La 36enne di origini moldave, uccisa dal marito geloso, aveva presentato alcune segnalazioni e l'ultima, per un problema di ricezione non era arrivata al pm titolare. La procura: "Situazione complessa, ma non c'erano elementi così gravi da far pensare a quell'epilogo"

Bergamo, omicidio di Zina: la denuncia della donna non le ha salvato la vita

Alla fine, spaventata, lo aveva denunciato il 23 settembre scorso, depositando alla caserma dei carabinieri di Urgnano, in provincia di Bergamo, un'accusa nei confronti del marito che la perseguitava. Ma Zinaida Solonari, conosciuta da tutti come "Zina", la 36enne di origini moldave, uccisa da Maurizio Quattrocchi, coniuge diventato ossessivamente geloso, forse avrebbe potuto salvarsi perché i segnali della crisi, dopo 13 anni di relazione (e di matrimonio) evidentemente esistevano.

La denuncia e le misure

Secondo quanto riportato da Il Giorno, il 24 settembre la sua segnalazione era stata trasmessa in procura e assegnata a un pubblico ministero. In quell'occasione, la donna aveva riferito ai militari che il marito 47enne di Cologno al Serio (Bergamo) aveva superato ogni limite di gelosia: la interrogava per ogni suo spostamento e le rivolgeva attenzioni al limite, oltre alle minacce verbali che, fino a quel momento, però, non si erano mai trasformate in atti violenti. Probabilmente per questi motivi, per questo motivo si era deciso di attivare un pattugliamento sotto casa della coppia e un contatto diretto con il comandante della stazione in caso di nuovi episodi.

L'ultima segnalazione

Il 3 ottobre, però, la 36enne era tornata in caserma ma, in questo caso, era andata per un'aggressione fisica da parte del marito ed è stato da questo episodio che le forze dell'ordine le avevano suggerito di trasferirsi dalla sorella, nello stesso paese, in via Da Giussano, luogo dove però poi si è consumato il femminicidio. Anche sotto casa della sorella, dal giorno del trasferimento, i militari avevano disposto un pattugliamento.

La denuncia mai arrivata in procura

L'ultimo passaggio della vicenda è arrivato intorno alla mezzanotte di sabato, due ore prima del delitto. I carabinieri, il 3 ottobre, avevano trasmesso il seguito della denuncia che, però, non è mai arrivata in procura, probabilmente per un "problema di ricezione da parte del pm titolare", spiegano. Un problema di trasmissione che, secondo il comandante provinciale dell'Arma, Paolo Storoni, non avrebbe cambiato però e disposizioni che già si erano attuate: "Era una situazione estremamente complessa perché ci sono di mezzo tre figlie. Abbiamo valutato anche un allontanamento, nella casa di Falconara (in provincia di Ancona) che aveva la donna, ma abbiamo ritenuto per che la serenità dei figli e della vittima il temporaneo spostamento dalla sorella fosse la soluzione migliore. Purtroppo non è bastato".

Le denunce presentate

"In cinque giorni, dal 1° al 5 ottobre, sono state presentate 35 denunce da codice rosso per reati contro fasce deboli: è molto difficile far fronte a tutte le richieste.

Dal 1° gennaio al 23 settembre sono stati aperti 491 fascicoli per maltrattamenti, di questi 137 ad agosto, in pratica da quando è entrato in vigore il Codice Rosso. Nel caso di Cologno, non c'erano elementi così gravi che potessero far supporre una tragica e repentina conclusione", ha dichiarato, sul caso, il procuratore facente funzione, Maria Cristina Rota.

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