"Qui i migranti fanno quel che vogliono. Tanto non pagano le multe"

Sostano davanti alla Caritas senza protezioni e distanze di sicurezza. E noi siamo costretti a rimanere chiusi in casa

"Qui i migranti fanno quel che vogliono. Tanto non pagano le multe"

A Bergamo, chi è costretto a rimanere segregato in casa perché segue le norme, è anche costretto a vedere fuori dalla propria abitazione gruppetti di immigrati, richiedenti asilo, che stazionano nelle strade, o davanti alla Caritas diocesana, senza protezioni, né mantenendo la distanza di sicurezza. Ovvio che chi assiste a certe scene, ligio alle regole e quindi isolato in casa, non può certo esserne contento. Anche perché queste persone non vengono multato, nessun controllo che faccia loro delle sanzioni. Che tanto quasi certamente non pagherebbero.

Lo sfogo di una cittadina di Bergamo

Una lettrice di Libero ha voluto scrivere al direttore del giornale e raccontare quanto avviene regolarmente davanti al suo condominio. E quello che vede, come lei stessa ha ammesso, la fa incazzare. La signora in questione abita a Bergamo, proprio di fronte al Galgario, un centro recentemente ristrutturato e dato in gestione alla Caritas, che ospita diversi richiedenti asilo. Che ben inteso, andrebbe benissimo, se non fosse che queste persone non seguono le norme imposte per evitare possibili contagi da coronavirus. Come da lei stessa scritto, vede questi soggetti “andare e venire anche in gruppo con la mascherina abbassata o addirittura senza, chiacchierando amabilmente fra loro senza tenere le distanze, altre volte sostano davanti all’ingresso del Galgario, formando capannelli di persone, sempre senza protezione e senza distanza”. In barba alle leggi vigenti e ai cittadini che invece sono ligi.

Nessuno le ha risposto

La donna ha anche detto di aver scattato delle fotografie e di averle inviate al primo cittadino, all'assessore alle politiche sociali e alla polizia locale, ha messo inoltre in copia il questore, il prefetto e la Asl. Quest’ultima sarebbe stata l’unica a rispondere, ma solo per avvertire che la faccenda non era di sua competenza e che avrebbe contattato la Caritas per comunicare la situazione. La signora che ha visto anche gli immigrati sputare per strada, orinare sulle auto e sui muri e abbandonare ovunque avanzi di cibo e bottiglie, si è quindi chiesta perché lei sia costretta a rispettare le regole e nel caso contrario a beccarsi una multa salata, quando altre persone se ne fregano e mettono a rischio la salute di tutti gli altri.

La donna ha quindi immaginato che queste persone non vengono sanzionate perché tanto non potrebbero pagare le multe. Si è quindi domandata se coloro che li hanno in gestione non debbano anche essere ritenuti responsabili del loro comportamento. Ha fatto inoltre notare che nel momento in cui si dovessero ammalare di Covid-19 andrebbero a prolungare la reclusione degli altri cittadini, oltre che intasare le strutture ospedaliere che dopo settimane di sovraffollamento stanno ricominciando a respirare.

"I nostri avi erano trattati diversamente"

La signora ha voluto infine ricordare i suoi parenti che erano partiti, affrontando viaggi lunghi e pericolosi, per raggiungere l’America e cambiare vita. “Li mettevano in quarantena a Ellis Island e, se non erano idonei, li rimandavano indietro.

Lì lavoravano duramente, vivendo tra disagi nelle baracche costruite da loro, senza chiedere niente a nessuno” ha raccontato quello che le ha tramandato sua nonna, nata in una famiglia con nove fratelli e dove c’era poco da mangiare. Ma loro non si lamentavano, pensavano solo a sopravvivere.

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