Alcuni ricorderanno che, nel 2013, per spiegare il risultato deludente di un Pd dato per trionfatore, l'allora segretario Bersani coniò la litote della «non vittoria». Non ne avrà male se la rubiamo per definire il risultato, almeno provvisorio, di Biden. Così come, potremmo parlare per Trump di una «non sconfitta». È l'analisi di giornali autorevoli, non solo conservatori come il Wall Street Journal, ma anche liberali come il Financial Times e il Times di Londra. La fine di Trump e soprattutto del trumpismo pare insomma alquanto esagerata.
Ma i politici italiani di sinistra, anche quelli che credono di essere internazionali perché vivono all'estero, pensano al contrario che il trumpismo, e quindi il populismo e il sovranismo, siano morti, e che di conseguenza lo siano anche (politicamente si intende) Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma gli esponenti della sinistra sono abituati a vedere negli altri i comportamenti loro, che spesso sono fedeli esecutori di forze politiche o di paesi esteri. Pensano che i sovranisti italiani siano una semplice proiezione del volere di Trump, come molti dei progressisti sono la semplice appendice di Merkel e di Macron e prima di Obama.
Ebbene, non è cosi. Come abbiamo scritto qui, Trump ha rivoluzionato la cultura politica della destra e indietro non si può tornare. Ma ciò non significa che il sovranismo italiano sia un semplice plagio del modello americano trasportato in Italia. La destra italiana esisteva fin da prima che Trump nascesse, e il presidente Usa era ancora semplicemente un costruttore quando Berlusconi, che per tanti versi ne è stato un anticipatore, scese in campo. C'è poi da dire che tutto questo sostegno concreto di Trump ai sovranisti italiani noi non l'abbiamo visto, e semmai ricordiamo un suo tweet a favore di Conte per il governo con la sinistra. Se Obama con il Pd avesse messo lo stesso scarso impegno che Trump ha profuso nell'appoggiare i sovranisti, Renzi e Gentiloni non sappiamo quanto sarebbero rimasti a Palazzo Chigi.
Ciò non significa tuttavia che, per il centrodestra, storicamente vicino ai Repubblicani americani, la non vittoria di Trump sia indifferente. Qualora l'attuale opposizione dovesse vincere le elezioni, rapportarsi con un'amministrazione democratica (che sia Biden o Harris) sarà certamente molto più complicato. Ma non c'è solo questo. La non sconfitta di Trump è stata comunque una sconfitta, che non si può attribuire tutta alla pandemia. Evidentemente il sovranismo o neo conservatorismo di marca trumpiana non riesce a conservare il potere una volta conquistatolo. Per cui, a nostro avviso, il centrodestra dovrà lavorare su tre piani: dotarsi di una cultura politica più solida e meno legata alla comunicazione e alla propaganda.
Poi liberarsi, almeno in parte, della retorica populista: a volte anche nei sovranisti abbiamo sentito echi del tragico «uno vale uno». Infine, rafforzare la propria classe dirigente, cercando di aprirsi a mondi nuovi. Il trumpismo non è morto: ma deve diventare maturo.
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