“Dammi soldi oppure diffondo i nostri video hard. Li vedranno il vescovo e i parrocchiani. Tutti sapranno quello che fai”.
Ecco perché il protagonista della vicenda, un sacerdote di 75 anni in forza a una parrocchia della città, letteralmente terrorizzato dal fatto che la notizia potesse filtrare, aveva deciso di cedere al ricatto a luci rosse della ragazza. La sua aguzzina una rumena di 29 anni, con cui l’uomo aveva avuto alcuni incontri intimi nel suo alloggio in parrocchia. Per far in modo che il fatto continuasse a restar celato, il prete avrebbe quindi consegnato alla donna il denaro richiesto in più di un’occasione, per un totale di circa 1.700 euro. Alla fine, esasperato dalle continue e sempre più esose richieste, l’uomo aveva presentato denuncia ai Carabinieri, facendo finire la ricattatrice in carcere.
I fatti raccontati sono avvenuti a cavallo tra dicembre 2015 e gennaio 2016, periodo a cui risale anche il trasferimento del parroco in una località lontana e riservata; si addusse allora come motivazione il fatto che fosse fortemente stressato ed affaticato.
Ora però emergono nuovi particolari che gettano una luce ancora più sinistra sulla vicenda. Nei giorni scorsi è stata infatti celebrata l’udienza preliminare davanti al giudice Domenico Panza ed alla sbarra, oltre alla ventinovenne, sono finite altre due persone, cioè il fratello della donna e la sua fidanzata, anche loro rumeni, rispettivamente di 27 e 26 anni.
La prima è accusata di estorsione, gli ultimi due imputati di tentata violenza privata, per il fatto di aver fatto pressioni sul parroco perchè ritirasse la denuncia, minacciando, in caso contrario, di diffondere i video hot ai giornali. Un piano che non riuscì, scrive il pm Enrico Cieri nel capo di imputazione, “dapprima per il rifiuto del sacerdote e quindi per il trasferimento di quest’ultimo in località riservata per sottrarlo alle minacce e violenze”. Dunque il problema non erano lo stress e l’affaticamento, ma le minacce dei familiari della donna.
Il processo con rito abbreviato è stato aggiornato al 15 novembre, quando si terrà la discussione davanti al gup Panza, che emetterà la sentenza. Il parroco non si è costituito parte civile, quindi i protagonisti saranno solo i tre imputati, tutti difesi dall’avvocato Gennaro Lupo.
I punti fermi della vicenda sono gli incontri in parrocchia, ripresi dalla ventinovenne con il telefonino, e la consegna del denaro. Per il resto le versioni divergono. Il prete, nella sua denuncia, ha infatti riferito che la donna, separata e con due figli, si era presentata in chiesa per chiedere aiuto e che lui le aveva dato delle piccole somme di denaro. In seguito, dopo essersi conosciuti meglio, lei si era proposta di fargli alcuni massaggi visto che lui soffriva di un forte mal di schiena. E così, in quelle situazioni, lei aveva approfittato per riprenderlo seminudo e in atteggiamenti ambigui, che poi erano sfuggiti di mano.
La donna, nel frattempo tornata in libertà, si è invece sempre difesa sostenendo che lui le aveva dato il denaro perché si era innamorato e non voleva che lei facesse ritorno in Romania. Una versione ritenuta non credibile da Procura e Carabinieri.
Infine, il fratello della ventinovenne e la sua fidanzata allontanano l’accusa di minacce e sostengono invece di essere andati a parlare con il parroco solo per avere un chiarimento: “Ci difenderemo davanti al giudice”, dice l’avvocato dei tre, “Siamo sicuri che emergerà la verità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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