"Bossetti era l'unico ad agitarsi durante le ispezioni"

Il maggiore Riccardo Ponzone: "Simulammo un intervento per verificare la presenza di lavoratori in nero: tutti rimasero fermi, stupiti. L’unico che manifestò preoccupazione e si mosse, lungo il ponteggio, fu il signor Bossetti"

"Bossetti era l'unico ad agitarsi durante le ispezioni"

Massimo Bossetti, quel pomeriggio del 16 giugno del 2014, quando carabinieri e polizia lo andarono a prendere nel cantiere di Seriate cercò effettivamente di scappare? Il dubbio è nuovamente serpeggiato nell’aula in cui si tiene il processo al muratore bergamasco per l’omicidio di Yara Gambirasio.

I suoi avvocati ritengono che il video girato dagli investigatori lo smentisca, ma l’ufficiale dei carabinieri che per primo salì sull’impalcatura per andare a prenderlo, il maggiore Riccardo Ponzone, ricorda: "Simulammo un intervento per verificare la presenza di lavoratori in nero: tutti rimasero fermi, stupiti. L’unico che manifestò preoccupazione e si mosse, lungo il ponteggio, fu il signor Bossetti".

"Intervenimmo in trenta, tra carabinieri e polizia - ha ricostruito l’ufficiale sollecitato dal pm Letizia Ruggeri -. Io salii dalla parte esterna del ponteggio, gli chiesi sei italiano? Stai fermo! Lui si girò e si diresse verso la scaletta. Nel frattempo erano intervenuti altri militari. Lo immobilizzammo, secondo la procedura, lo facemmo inginocchiare, lo ammanettammo e cominciammo con cautela a farlo scendere".

Bossetti che si è trovato faccia a faccia con l’uomo che materialmente lo fermò, ha scosso la testa e parlato fitto fitto con i suoi legali. Gli avvocati hanno cercato di smontare la ricostruzione del traffico telefonico del muratore sia il giorno della scomparsa di Yara, il 26 novembre del 2010, sia nei mesi successivi ma per il maresciallo del Ros di Brescia Giuseppe Gatti, dati alla mano osserva che quello tra il 21 e il 28 novembre del 2010 fu un »periodo di totale assenza di contatti telefonici tra Massimo Bossetti e sua moglie Marita Comi. Un particolare delle indagini, ritenuto "significativo" dalla Procura.

Così come il reticolo di telefonate tra i componenti della famiglia Bossetti il 26 luglio del 2012, quando la madre di Bossetti, Ester Arzuffi, ricevette la convocazione in Questura per il prelievo del Dna e del giorno dopo, quando la donna si sottopose al prelievo. Il cellulare di Bossetti, ha ricostruito Gatti, agganciò la cella di Mapello, in via Natta, alle 17.45 del 26 novembre (la stessa cella a cui si agganciò quello della ragazza alle 18,49) per poi non originare traffico fino alla mattina dopo. È stato però quando la difesa ha mostrato una fotografia elaborata da un proprio consulente dell’area in cui insistono le celle agganciate dai telefoni di Yara e dell’imputato divisa in settori che si è scatenata la bagarre. "Chi ha tracciato quelle linee?", è insorto il pm. "Il nostro consulente" - hanno risposto i difensori. "Sono linee fatte a capocchia", ha replicato il magistrato secondo il quale quella fotografia, che non fa ancora parte del fascicolo, non poteva essere sottoposta al teste.

È intervenuto quindi anche uno dei difensori di parte civile il quale ha detto che è necessario che la fotografia, prima di essere mostrata, debba entrare a fare parte del fascicolo, altrimenti le parti non saprebbero di che cosa discutere.

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