Buona Pasqua a chi voleva rovinarcela

Buona Pasqua a chi voleva rovinarcela

Non so a voi ma a me la Pasqua, detta brutalmente, serve. Vengo da mesi faticosi che non oso paragonare a una via crucis ma che per le mie spalle gracili, per il mio cuore pusillanime, sono stati comunque pesanti. Ogni notte prima di addormentarmi vengo assediato dai pensieri ed è inutile entrare nei dettagli perché li hanno più o meno tutti: soldi, salute, sentimenti, lavoro (o mancanza di), figli (o mancanza di)... Da persona a persona le percentuali variano anche parecchio, d'accordo, ma gli ingredienti dell'angoscioso cocktail sono universali. Dunque ho un bisogno estremo di speranza, di rinascita. Dunque mi infastidisco molto se qualcuno o qualcosa si frappone fra me e quella rinascita all'ennesima potenza che è la resurrezione di Gesù.

La Settimana Santa è cominciata malissimo, con l'incendio di Notre-Dame. È passata per l'appunto quasi una settimana e adesso, a braci fredde, è più facile ragionarci sopra. Ma sul momento, con le fiamme e i crolli in diretta, era impossibile non sentire lungo la schiena un brivido apocalittico. Per quanto spesso ridotta a cartolina, scenografia, sfondo per selfie, la cattedrale delle cattedrali di Francia è ancora un simbolo potente e il suo rogo non è, con tutto il rispetto, il rogo di un magazzino di tessuti in Franciacorta. Come non leggervi un sinistro presagio? Altro che resurrezione: sembrava di assistere alla rovina definitiva dell'Europa Cristiana... Poi l'incendio è stato spento e la distruzione si è rivelata parziale ma il tarlo del dubbio, circa la debolezza della nostra civiltà, ha continuato a scavare. E sull'intera Pasqua è calata un'ombra.

Pochi giorni prima c'erano state altre scintille, penso agli appunti di Papa Ratzinger sulla pedofilia clericale e ai contro-appunti dei bergogliani inferociti per la libertà di parola che il vecchio Pontefice si è improvvisamente ripreso. «Ma perché non tace?», hanno scritto. «Ma perché non muore?», hanno pensato. E così ora sappiamo che la Chiesa è dilaniata da una spaventosa guerra intestina, combattuta senza nemmeno un briciolo della tanto citata misericordia. Altro che Pasqua: una Passione infinita. La Settimana Santa è stata ulteriormente profanata dall'arrivo in stazione Tiburtina della piccola fanatica svedese, Greta Thunberg, autrice di un'apocalisse senza San Giovanni, profetessa di un messianismo senza Messia. Secondo il filosofo Michael Novak «la coscienza ecologica mostra tutti i segni caratteristici della religione gnostica. Madre Natura è stata assunta a idolo». Ciò nonostante Papa Francesco l'ha incontrata e incoraggiata, e alla fine lo scoraggiato ero io: Piazza San Pietro sta diventando il pulpito di tutti i sincretismi? Venerdì Santo, mentre digiunavo a sconto dei miei numerosi peccati, come se non bastasse mi è arrivata addosso la Via Crucis più politica che io ricordi, con l'ossessionante esortazione ad aprire porte e porti all'Africa e dunque all'islam che viaggia sui barconi. L'esortazione solista si è trasformata in coro con la voce del presidente dei vescovi europei, gesuita come Bergoglio, lussemburghese come Juncker, firmatario su Civiltà cattolica di un articolo che è un comizio elettorale pro-invasione.

Insomma ci hanno provato in tanti a togliermi la Pasqua, a farmi saltare i nervi e gettare la spugna. Senza riuscirci. Gesù e Maria non appartengono al clero e una messa in cui il sacerdote non faccia politica la si trova sempre (io quando posso vado dai frati, mediamente più mistici). E comunque se la predica odierna degenerasse ho la soluzione, basta chiudere le orecchie e aprire il cuore all'orazione mentale.

Perché, come dicevo, la Pasqua a me serve, la speranza portata da Cristo mi è indispensabile come l'aria. A proposito di vita eterna, ma anche di vita terrena serena e consolata, non c'è nessun altro posto.

Camillo Langone

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