Cani in chiesa e al ristorante. Ma il buonsenso vale di più

Cani in chiesa e al ristorante. Ma il buonsenso vale di più

A pparentemente la proposta di legge che prevede il divieto di accesso agli animali negli esercizi pubblici, nelle scuole e nei luoghi di culto dovrebbe riscuotere il mio consenso, per quel che vale, ma soprattutto il supporto dei milioni di italiani che possiedono cani, gatti e altri animali d'affezione e li trattano come fossero membri della famiglia. Un plauso alla prima parte della proposta che riconosce e tutela il loro diritto alla vita, alla salute e a condurre una esistenza dignitosa e compatibile con le loro caratteristiche etologiche, anche se francamente pare tautologica, visto che tutto quanto contrasta con questi dettami si configura come maltrattamento, reato già previsto da un articolo del codice penale. Chi lo commette rischia oggi la detenzione da 5 a 18 mesi, oltre a una multa da 5000 a 30mila euro che, pene che, se fossero realmente applicate, non sarebbero neanche poi così magnanime nei confronti di chi commette il crimine. Ma il problema, in Italia, è ormai atavico: puoi bruciare vivo un cane e cavartela con una ramanzina e una multarella da pochi euro.

Quello che lascia ben più di una perplessità invece, nella proposta di legge, è quanto segue: «L'accesso degli animali familiari al seguito del proprietario o detentore è sempre consentito nei locali pubblici o privati aperti al pubblico nonché sui mezzi di trasporto pubblico e, purché accompagnati (ci mancherebbe altro, nda), è altresì consentito negli uffici pubblici, nelle strutture residenziali, nelle scuole e nei luoghi di culto». Se dovesse passare una simile normativa, priva di regole ben precise, chiunque abbia un minimo di buon senso deve riconoscere che sarebbe non solo il caos, ma talvolta il ridicolo e talvolta il tragico.

Penso all'insegnate che, mentre declama con estrema dolcezza amor, ch'a nullo amato amar perdona sente un ululato prevenire dal terzo banco, dove un beagle guarda in cagnesco il segugio del quinto. E su questo possiamo tutti sorridere (a parte Dante), ma penso al negozietto dove è appena entrato un signore con un dobermann che si trova muso a muso con un mastino napoletano.

Qui la faccenda può scadere nel tragico.

Molti ospedali, case protette, supermercati,

uffici pubblici, sacerdoti nelle loro chiese, già oggi ospitano volentieri cani e gatti con regole dettate da normative comunali e dal buon senso che francamente mi pare un tantino assente in questa proposta stravagante.

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