Casalesi: estorsioni e pizzo, accusato il figlio di Schiavone

A diversi imprenditori del Casertano veniva imposto il pizzo: 150mila euro al mese erano destinati alle famiglie dei detenuti in regime di carcere duro

Casalesi: estorsioni e pizzo, accusato il figlio di Schiavone

Debellata una rete di ricettazione, estorsione e violenze capeggiata dal clan dei Casalesi sotto ordine di Carmine Schiavone. L'uomo, figlio del boss Francesco "Sandokan" Schiavone - attualmente in carcere -, a causa dei numerosi arresti che avevano assottigliato le file dell'organizzazazione, avrebbe messo in piedi un collaudato giro di estorsioni e ricettazioni. La rete è stata svelata dai carabinieri grazie alla scoperta di una delle ultime estorsioni, perpetuata a danno del titolare di una farmacia di San Cipriano d'Aversa (Caserta), che dall'ottobre al novembre 2012 fu vittima di pressioni "fiscali" da parte del clan. Il farmacista fu costretto dapprima a pagare la somma di 5mila euro per "stare tranquillo" - qualcuno facendo ironia ha parlato di "tassa della tranquillità" -, successivamente la somma, "per aiutarlo", fu abbassata a 2500 euro.

Già da qualche tempo gli inquirenti tenevano sott'occhio le attività del clan: oltre a fornire entrate più che cospicue - si parla di 150mila euro al mese per "stipendiare" le famiglie i cui parenti erano detenuti -, le estorsioni stavano lentamente andando a formare quello che le forze dell'ordine hanno definito uno "strumento di controllo sociale", grazie al quale la famiglia avrebbe goduto di una certa visibilità e assoggettato le vittime sotto la bandiera dei Casalesi. La scorsa notte, gli agenti della Squadra Mobile di Caserta hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Schiavone, Pasquale Mauriello, 47 anni, e Carmine Laiunese, 46 anni.

Diverse le accuse: per Laiunese di parla di ricettazione, per gli altri due di estorsione e associazione a delinquere di stampo mafioso.

A chiedere materialmente il pizzo ai titolari della farmacia sarebbe stato Mauriello, il quale una volta recuperato il denaro, lo passava a Laiunese, che al tempo ricopriva il ruolo di cassiere dell'organizzazione. Schiavone viene indicato come il mandante delle operazioni.

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