Caso Fincantieri, i sigilli bloccano l'azienda e 5mila operai vanno a casa

Sequestrate quattro aree dello stabilimento. E l'azienda è costretta alla sospensione dell'attività

Caso Fincantieri, i sigilli bloccano l'azienda e 5mila operai vanno a casa

Sono 5mila gli operai costretti a rimanere a casa dopo il sequestro delle aree nello stabilimento Fincantieri di Panzano, a Monfalcone. Le attività lavorative sono state sospese. Sette sono i nomi finiti nel registro degli indagati, tra cui quello dell’ex direttore dello stabilimento, Carlo De Marco, e dei titolari di sei aziende che lavorano all'interno del cantiere.

Si tratta di Nella Dosso, 55 anni, titolare della ditta "Pulitecnica friulana" di Udine; Valter Radin, 59, della "Petrol Lavori" di San Dorligo della Valle (Trieste), Romeo Ronco,69, della "Marinoni" di Genova, Francois Marcel Gaston Avon, 58, della "Carboline Italia", Corrado Annis, 48, della "Sirn" di Trieste e Fabio Bianchi, 49, della "Savi" di Genova.

La procura di Gorizia ha ipotizzato per tutti, a vario titolo, l’accusa di gestione illecita di rifiuti, in assenza delle autorizzazioni prescritte dalla legge.

Ieri mattina i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Udine hanno apposto i sigilli all’area adibita a selezione e cernita dei rifiuti derivanti dagli scarti di lavorazione delle navi passeggeri, e ad altre tre aree destinate alle operazioni di stoccaggio dei materiali, compreso il reparto sabbiature. Aree estese al punto di pregiudicare il regolare processo produttivo.

Dopo il blitz, l’azienda ha annunciato lo stop all’attività produttiva e la chiusura del cantiere di Panzano a partire dalla giornata di oggi, martedì 30 giugno:"Fincantieri, ferma restando l’intenzione di assumere con urgenza tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria al fine di ottenere la revoca di detta misura, che considera particolarmente gravosa anche in ragione dei danni che il permanere degli effetti della stessa potrebbe provocare, è costretta, in ottemperanza al predetto provvedimento del tribunale, a disporre a far data da oggi la sospensione dell’attività lavorativa di tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere di Monfalcone" si legge nella nota.

Dei cinquemila operai che da oggi rimarranno a casa, 1600 sono dipendenti diretti di Fincantieri, 3400 sono invece addetti delle ditte esterne. È stata avviata la procedura per consentire loro l'accesso alla Cassa integrazione. Sul punto qualcosa in più si saprà nel corso delle prossime ore.

L’inchiesta, secondo quanto si è appreso, sarebbe partita lo scorso anno. Di fronte a un no secco del gip alla richiesta di sequestro dello stabilimento avanzata dalla procura, il pm ha fatto ricorso per Cassazione. La Suprema Corte ha rinviato la questione al tribunale di Gorizia, fino all’ordinanza che ieri ha decretato il sequestro.

"All'assemblea del 28 maggio parlai di "manina anti-impresa". Oggi sono stato superato dalla realtà, dai magistrati che hanno fermato la Fincantieri di Monfalcone, è un altro caso Ilva, sembra che in questo Paese non si voglia che le imprese operino. È una cosa particolarmente grave". Così Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, arrivando all'assemblea dell'Associazione Industriale Bresciana, commenta lo stop all'impianto friulano.

Pronta arriva la risposta di Augustin Breda, dirigente della Cgil nazionale e componente della direzione nazionale della Fiom."Più che manina anti impresa, come definisce Squinzi l'azione dei Carabinieri dei Noe - sottolinea - la magistratura alla Fincantieri di Monfalcone ha sequestrato aree per manine sporche e inquinate delle imprese. Se le accuse saranno confermate, Confindustria dimostrerebbe ancora una volta di predicare male e razzolare peggio". "Nell'esprimere pieno sostegno all'azione della giustizia e delle forze dell'ordine, è necessario - prosegue il sindacalista - fare il possibile per non compromettere l'attività del cantiere dando priorità al pieno rispetto di tutte le norme. Ogni violazione delle leggi va condannata e perseguita con massima fermezza e su questo punto il Governo dovrebbe condannare con fermezza le parole del presidente di Confindustria, oltre che la forzatura della direzione di Fincantieri della messa in libertà dei lavoratori. Atto che sa molto di ricatto".

"Chiederemo all'azienda interventi rapidi e risolutivi, oltre che il massimo della chiarezza sulla reale situazione di eventuale pericolo delle aree poste sotto sequestro, che a dire il vero, sino ad oggi non abbiamo mai registrato, o di eventuali violazioni di norme", dichiara invece il segretario nazionale Fim Cisl, Michele Zanocco. "Eravamo a conoscenza - spiega- di un procedimento giudiziario in corso che aveva già visto i giudici, in primo e secondo grado, dare ragione all'azienda relativamente alla correttezza della gestione del parco rifiuti. Le soluzioni vanno trovate tenendo aperto il cantiere.

Questo al fine di evitare, come invece sta accadendo, che a pagare il siano i circa 5.000 lavoratori diretti e dell'indotto, e soprattutto va evitato che si metta a rischio - conclude - il più grande cantiere navale italiano e con esso l'economia di un intero territorio".

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