Il ceto "malestante": prima vittima dell'omologazione

Il ceto "malestante": prima vittima dell'omologazione

Giovedì sul Giornale c'era un articolo di Vittorio Macioce che introduceva un neologismo, «i malestanti», cioè i vecchi benestanti oggi immiseriti e prossimi alla povertà. Poiché lui ne fa un bell'elenco io mi limito a ricordare gli insegnanti, gli impiegati pubblici, i giovani precari, i licenziati dopo i cinquant'anni, i negozianti rovinati dal commercio elettronico, i giornalisti, gli scrittori, gli intellettuali che vivevano scrivendo. È sul loro malcontento che hanno prosperato i partiti populisti che distribuiscono aiuti economici.

Ma un'aggravante è costituita dalla trasformazione dei rapporti di lavoro all'interno delle imprese, con le comunicazioni internet fatte di formule burocratiche scompare la comunicazione orale, il dibattito, scompare la comunicazione dal basso verso l'alto e, quindi, la mobilità e la creatività. Se nel passato un operaio aveva un'idea innovativa la comunicava al suo datore di lavoro, o la realizzava diventando un piccolo imprenditore. Se un impiegato aveva un'idea su come rendere più efficiente il gruppo di lavoro la esponeva al dirigente. Oggi non si può più fare. Tutte le decisioni vengono prese in alto e trasmesse verso il basso con moduli burocratici che puoi solo decifrare. Chi volesse fare una proposta non ha il mezzo per comunicarla e nessuno lo ascolterebbe.

Oggi il profitto non viene più cercato nell'invenzione, nella differenziazione, nella creazione del meglio e del bello, ma nella riduzione dei costi, dei prezzi e riproponendo al consumatore varianti di ciò che ha già comprato in precedenza. Non è solo perché mancano soldi, ma perché scompare tutto ciò che è bello, elevato, raffinato, intelligente, mentre viene intenzionalmente livellato tutto, e viene promosso l'ovvio, il facile, il banale e viene contrastato, anzi deriso, il sapere, il gusto estetico.

Se potevamo dire che gli italiani erano creativi e i cinesi più ripetitivi, oggi possiamo dire che in ampia misura siamo già diventati tutti cinesi. La via della Seta da noi è già arrivata. È arrivata 30 anni fa, quando i cinesi ci hanno imposto la loro setaccia a basso prezzo scacciando la nostra, elegante, raffinata, preziosa.

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