La chat segreta tra l'Iss e Guerra: "Così ho fatto ritirare il report"

La chat con Brusaferro e le pressioni per ritirare il report scomodo al governo: "Sono stato brutale con gli scemi di Venezia"

La chat segreta tra l'Iss e Guerra: "Così ho fatto ritirare il report"

Si complica la posizione di Ranieri Guerra, il direttore aggiunto dell’Oms ed ex membro del Cts indagato dalla procura di Bergamo per false dichiarazioni rese ai pm. A gettare benzina sul fuoco sono alcune chat contenute nella rogatoria spedita dai procuratori a Ginevra per chiedere chiarimenti e documenti all'Oms. Chat che dimostrerebbero il tentativo di Guerra di insabbiare il report “Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell’Italia al Covid” pubblicato il 12 maggio 2020 sul sito dell’Oms e misteriosamente ritirato appena 24 ore dopo. Un dossier che parlava di una risposta “caotica, improvvisata e creativa” dell’Italia alla prima ondata del Covid, dunque malvisto dal governo italiano, ma soprattutto che dimostrava come il Piano pandemico italiano nel 2017 (quando Guerra era direttore della Programmazione al ministero della Salute) non era Stato “aggiornato” ma solo scopiazzato dalla versione del 2006.

Sono giornate di fibrillazione quelle che precedono e seguono la pubblicazione del report realizzato dai ricercatori Oms di base a Venezia guidati da Francesco Zambon. Guerra ha sempre smentito di averlo fatto ritirate, compito che - sosteneva - spettava alla sede di Copenaghen. Eppure la chat Whatsapp, acquisita dalla procura, anticipata ieri dall’Ap e rivelata nei suoi contenuti dal Corriere, sembra dimostrare l’esatto contrario. “Sono stato brutale con gli scemi di Venezia — scrive Guerra a Brusaferro il 14 maggio —. Ho mandato scuse profuse al ministro e ti ho messo in cc di alcune comunicazioni. Alla fine sono andato su Tedros (Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ndr) e fatto ritirare il documento. Sto ora verificando il paio di siti laterali e di social media dove potrebbe essere ancora accessibile per chiudere tutti i canali. La ritengo comunque una cosa schifosa di cui non si sentiva la mancanza. Spero anche di far cadere un paio di incorreggibili teste. Grazie". A quel punto Brusaferro, capo dell’Istituto Superiore di Sanità, si sarebbe limitato a rispondere: “Grazie molte. Io sono inesperto ma mi pare che sia proprio una situazione critica”.

La “situazione critica” era già emersa in alcune mail redatte da Guerra e rivelate alcuni mesi fa da Report. Il direttore aggiunto dell’Oms parlava di “questioni politiche che si stanno accavallando”, di una Oms “sotto schiaffo pesantissimo”, di manovre “orchestrate” da chissà chi e battaglie partitiche interne in Italia. Tutte questioni magari anche vere, ma che non dovrebbero interessare un istituto internazionale votato alla scienza e non alle beghe politiche. “Uno degli out out di Speranza - aveva scritto Guerra - è sempre stato potersi riferire a Oms come consapevole foglia di fico per certe decisioni impopolari” prese dall’esecutivo. Guerra infatti si preoccupava che il report di Zambon potesse essere percepito come “un colpo alla schiena” ed urtare la “sensibilità politica del ministero”. Per questo, nella chat con Brusaferro, Guerra avrebbe aggiunto irritato: “Hanno messo in dubbio un percorso di costruzione di fiducia e confidenza che sono riuscito con la fatica che sai a proporre e consolidare. Ci ho messo la faccia e molto di altro in un ambiente fatto non solo di amici”.

A preoccupare il direttore aggiunto dell’Oms era però anche un’altra questione. O meglio: una data. Una prima versione del report di Zambon, infatti, denunciava il mancato aggiornamento del Piano pandemico dal 2006 e Guerra intimò di “correggere subito” il testo indicando il 2016. Direttore della Programmazione dal 2014 al 2017, infatti, proprio a lui sarebbe spettato quell’onere mentre, come ormai appurato dalla procura, si limitò a “riconfermare” identica la versione del 2006. Forse per togliersi dall’imbarazzo, il 18 maggio il vicario dell’Oms scrive a Brusaferro ipotizzando revisioni del report “scomdo”: “Hola, vedo Zaccardi (Capo di gabinetto del ministero della Salute, ndr) alle 19 - si legge nelle chat - Vuoi che inizi a parlargli dell’ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia? Poi ci mettiamo d’accordo sul come??”.

Come rivelato dal Giornale, infine, a inguaiare Guerra potrebbe esserci anche la risposta fornita dal ministero della Salute all’accesso agli atti presentato dal team di legali dei familiari delle vittime di Bergamo. Gli avvocati avevano chiesto di avere copia dei documenti di auto-valutazione sullo stato della preparazione in caso di pandemia che l’Italia è costretta ad inviare all’Unione Europea. Nel 2017, scrive il direttore Gianni Rezza nella risposta ai legali, il questionario fu compilato e spedito, mentre nel 2014 nessuno si preoccupò di farlo. “Le autovalutazioni dovevano essere inoltrare entro il 7 Novembre 2014 - dice Robert Lingard, consulente del team di avvocati - Ranieri Guerra veniva nominato direttore generale della prevenzione sanitaria proprio a settembre di quello stesso anno. Le prime autovalutazioni saranno invece compilate solo tre anni dopo per corrispondere alla successiva data prevista per l'inoltro della documentazione richiesta dall'UE il 7 Novembre 2017. In quella data, Ranieri Guerra aveva lasciato da poco più di un mese il ministero”.

Proprio nelle autovalutazioni del 2017, peraltro, il ministero della Salute “ammetteva” di aver apportato “una sostanziale revisione al piano nazionale di preparazione” solo nel 2009 “in occasione della pandemia influenzale” e non nel 2016, come Guerra avrebbe voluto che Zambon scrivesse. Lui si dice "amareggiato e stupito" di essere indagato. Ma la sedia su cui si siede ora scotta sempre più.

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