C’è un labile confine tra la provocazione e il cattivo gusto che non bisognerebbe superare ma che puntualmente viene oltrepassato sempre nella stessa direzione. Guai mettere in discussione o azzardarsi a fare ironia sulle icone della società liberal e multiculturale se non si vuole incorrere nel giudizio del tribunale del politicamente corretto. Invece tutto è concesso e lecito nei confronti dei simboli della cristianità che possono essere presi di mira e diventare oggetto di vere e proprie provocazioni verso i fedeli rappresentando una grave mancanza di rispetto che, ci limitiamo a constatare, quando si tratta di altre religioni non avviene mai.
È il caso dell’ultima provocazione emersa dall’intervista del direttore di “Vanity Fair” a Chiara Ferragni intitolata “Madre, figlio e spirito social” in cui l’influencer (passata alle cronache qualche giorno fa per aver condiviso un post in un cui definitiva l’Italia “un paese di m****”) viene raffigurata “nei panni di una moderna Madonna con bambino dipinta da Giovane Battista Salvi detto il Sassoferrato”.
Un’opera dell’”artista” Francesco Vezzoli che è anzitutto uno schiaffo al buongusto e alla storia dell’arte dal momento che rivisita uno dei capostipite del Seicento italiano come il Sassoferrato testimoniando la mancanza di reverenza che ogni artista dovrebbe avere verso un maestro. Ma è soprattuto l’ennesima provocazione rivolta alla religione cristiana che, oltre ad essere trita e ritrita e perciò scarsamente originale, testimonia una volontà di provocare e creare scandalo che si addice alle dinamiche social ma ha poco a che fare con il giornalismo.
Così come il contenuto dell’intervista su un registro di idealizzazione quasi mistica dell’influencer che raggiunge vette di venerazione: “è bellissima: la maternità, come un filtro di Instagram, le ha disegnato sul volto qualcosa di nuovo.
Della sua divinità si è davvero detto di tutto: preghiere e bestemmie, lodi e anatemi”.Ci sono limiti che non andrebbero passati e paragonare un’influencer con la Madonna che tiene in braccio Gesù è davvero un’esagerazione e una profanazione dell'immagine sacra di cui non sentivamo il bisogno.
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