Non è di tutti i giorni di assistere ad un prete, pronto a sprangare le porte della chiesa, per difendere l’autonomia della propria parrocchia e dei suoi fedeli. Accade a Sanremo, ma la chiesa è quella ortodossa russa, che si è opposta con fermezza alla decisione del Patriarcato di Costantinopoli di sciogliere l’Arcivescovado di Parigi, chiedendone l’annessione automatica, sia a livello amministrativo che canonico, alla Metropolia greca.
In parole povere, finché la chiesa russa di Sanremo ha fatto parte dell’Arcivescovado, riconosciuto, nel 1924 dalla legge francese, ha vissuto in autonomia. Oggi, però, a fronte di questo scisma le condizioni sembrano del tutto cambiate.
Il rettore della parrocchia, Denis Baykov ha accusato il patriarcato di Costantinopoli di aver sciolto l’Arcivescovado, per annettersi tutti gli enti di culto che lo componevano: circa 150 comunità nell’Europa occidentale. Diverse anche le comunità italiane coinvolte, con le uniche chiese russe di Sanremo e Firenze.
La chiesa di Sanremo ha già annunciato di voler annettersi al patriarcato russo, anche se l‘ultima parola spetta ai fedeli. “Stiamo vivendo questa situazione come una violenza - ha affermato Baykov -. La nostra Chiesa è riconosciuta come ente morale, dal 30 luglio del 1966. Ha naturalmente anche uno statuto, in base al quale solo il Consiglio parrocchiale e l’Assemblea generale dei parrocchiani possono decidere, in libertà, se accettare o meno questa proposta”.
E ancora: “Nessuno può imporci con la forza una scelta contro la nostra volontà”. Il recente scisma - che secondo Baykov, sarebbe conseguenza dei risvolti geopolitici conseguenti alla guerra civile in Ucraina - avrebbe portato a un crollo dei fedeli, che in gran parte sono russi, intimoriti da questo “cambiamento di rotta”. Contro l’eventualità, che un domani il Patriarcato di Costantinopoli imponga un nuovo prete a Sanremo, Baykov ha affermato: “Siamo pronti a cambiare le serrature della chiesa e a barricarci dentro”. Un po’ di storia.
La chiesa russa di Sanremo, costruita nel 1913 con benedizione del Santo Sinodo Ortodosso dell’impero Russo, dipendeva dal metropolita di San Pietroburgo, quale capo per le chiese russe all’estero. Dopo il periodo drammatico della rivoluzione e della guerra civile russa, con decreto del patriarca di Mosca, Tikhon, nel 1921, per le parrocchie all’estero è stato organizzato l’arcivescovado per le chiese russe in Europa Occidentale.
Nel 1931, tra l’altro, lo stesso Arcivescovado decide di aderire al patriarcato ecumenico di Costantinopoli e fu trasformato in Esarcato provvisorio. Tale statuto fu confermato fino al recente decreto del 1999, che ha riconosciuto una speciale autonomia all’Esarcato. Inoltre, lo statuto dell’Arcivescovado e delle parrocchie aderenti erano conosciuti e approvati dall’inizio.
Cosa succede: in pratica, il decreto del 1999 è stato tolto dal Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli, il 27 novembre
del 2018. “Ciò significa - conclude Baykov - che le chiese dell’ex Esarcato sono ormai libere e si trovano, di fatto, come nel 1931 prima dell’adesione. Le parrocchie possono così scegliere la nuova giurisdizione canonica”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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