La confezione potrà portare il marchio di una società italiana, il panettiere potrà pure avere un nome italianissimo, ma gran parte del grano che finisce nei nostri primi e sulle nostre tavole tutto è tranne che un prodotto locale.
A ribadirlo è la Coldiretti, che denuncia come questa situazione dipende dalla mancanza di un obbligo di indicazione della provenienza delle materie prime. L'associazione ha compiuto un blitz questa mattina, nel porto di Bari, raggiungendo con una goletta gialla le navi che scaricano soia, mais e grano che arrivano dall'estero.
Un'azione in difesa del Made in Italy quella degli agricoltori, che denunciano un crollo nei prezzi del grano duro, che rispetto allo scorso anno sono al -31%, valori che sarebbero anche al di sotto dei costi di produzione e mettono a rischio la produzione autoctona.
"Scelte poco lungimiranti fatte nel tempo da chi ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da spacciare come pasta o pane made in Italy", dice ancora Coldiretti, hanno portato a questa situazione. E i ritardi nella legislazione non hanno aiutato.
A rispondere l'Aidepi (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta), secondo cui quello di cui non si tiene conto è che "la produzione di grano italiano non è sufficiente a soddisfare i volumi di pasta prodotti in
Italia o i requisiti qualitativi richiesti per produrre la pasta, essendo noto che dobbiamo approvvigionarci all’estero nella misura del 30% - 40% a seconda delle annate". E accusano: "È una battaglia ideologica".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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