La chirurgia per il cuore

Il 4,6% degli anziani di 75 anni soffre di una stenosi della valvola aortica

«La chirurgia tradizionale con i suoi 50 anni di storia è ancora il gold standard di trattamento della stenosi aortica nei pazienti anziani con rischio operatorio medio-basso», afferma senza esitazioni Lorenzo Menicanti, direttore della divisione cardiochirurgica del Centro Malan - Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Donato di Milano, già presidente della Società Italiana di chirurgia cardiaca. Menicanti è tra i più apprezzati cardiochirurghi a livello internazionale. Oltre 15mila gli interventi eseguiti.

Si stima che il 4,6 per cento dei settantacinquenni soffra di stenosi aortica grave, percentuale che arriva all'8 per cento nelle persone di 85 anni e oltre. «Non esiste alcun farmaco in grado di invertire la progressione della stenosi. La sostituzione della valvola aortica è vitale per curare le forme severe. Senza trattamento le speranze di vita sono ridotte. La gravità della stenosi aortica può essere determinata dall'ecocardiografia Doppler. La valvola aortica è costituita da lembi che sono forzati ad aprirsi quando il ventricolo sinistro si contrae, consentendo al sangue di fluire. La stenosi della valvola aortica - precisa Menicanti - si verifica quando i depositi di calcio sulla valvola la rendono rigida impedendo la corretta apertura. È un processo degenerativo, che peggiora con l'invecchiamento: l'ostruzione della valvola, creando un ostacolo al flusso sanguigno costringe il cuore ad un maggior sforzo. Questa patologia se non trattata, spesso comporta insufficienza cardiaca, con sintomi di affaticamento, mancanza di fiato, rigonfiamento delle caviglie e dei piedi e possibile decesso improvviso».

Negli anni Sessanta la stenosi valvolare aortica si curava con la sostituzione valvolare impiegando valvole meccaniche artificiali impiantate con un intervento a cuore aperto. Se l'intervento riusciva, le aspettative di vita ritornavano quelle di una persona normale. Attualmente l'impiego di valvole meccaniche è presente ed è consigliato nelle popolazioni giovani, i risultati sono ottimi con mortalità e morbidità bassissime. Poi negli anni Ottanta il chirurgo francese Alain Carpentier ha inventato le valvole biologiche (di pericardio bovino) che non richiedevano una terapia anticoagulante per evitare la formazione di coaguli. L'intervento chirurgico dava risultati estremamente soddisfacenti cosicché ci si è spinti a trattare pazienti sempre più complessi ed anziani. Successivamente nel tentativo di abbassare ulteriormente il rischio chirurgico,il cardiologo interventista francese Cribier, dell'ospedale di Rouen, per primo pensò di inserire una nuova valvola su quella danneggiata, posizionandola con un catetere inserito attraverso l'arteria femorale. Un nuovo capitolo della chirurgia mininvasiva stava per iniziare. Il dolore precordiale, caratteristico dell'angina pectoris, è un sintomo precoce. Durante sforzo, in circa un terzo dei pazienti sintomatici si può verificare una presincope (transitoria alterazione dello stato di coscienza) o sincope. «La dispnea da sforzo - aggiunge Menicanti - può progredire fino all'edema polmonare o un edema polmonare può verificarsi anche improvvisamente. Se la stenosi valvolare aortica è grave, il ventricolo sinistro diviene rigido e l'atrio sinistro può dilatarsi».

La stenosi valvolare aortica va trattata in centri altamente specializzati da operatori esperti, in grado di poter identificare la migliore scelta curativa per

ogni singolo paziente, In effetti con le tecniche di tipo percutaneo, si possono avere complicanze maggiori della chirurgia tradizionale, quindi è fondamentale che il centro possa offrire tutta la vasta gamma di opzioni.

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