Chirurgia quasi indolore

Le protesi biologiche senza reazioni di rigetto offrono risultati straordinari

La chirurgia mini invasiva si sta diffondendo con rapidità e viene impiegata sempre più. Per discutere di queste nuove metodiche oltre 1200 chirurghi sono a Genova da ieri a venerdì. Partecipano al congresso organizzato dall'Associazione chirurghi ospedalieri Italiani (presidente Diego Piazza, dell'università di Catania).

Dopo precedenti esperienze ginecologiche, il primo intervento di chirurgia mini invasiva, l'asportazione di una colecisti con calcoli, è stato eseguito nel 1985. Quell'intervento ha innescato importanti cambiamenti, quasi una rivoluzione nel trattamento delle malattie d'interesse chirurgico, che si sono diffusi dall'Europa nel mondo. Il grande progresso è iniziato con la laparoscopia diagnostica, praticata soprattutto per visualizzare la cavità addominale per mezzo di un endoscopio introdotto attraverso una piccola incisione della parete, e si è progressivamente affinata grazie anche all'ausilio di uno strumentario endoscopico dedicato. La visione endocavitaria viene trasmessa dalle fibre ottiche dell'endoscopio ad una telecamera miniaturizzata che trasferisce le immagini su un monitor, per cui il chirurgo opera introducendo gli strumenti endoscopici attraverso piccoli fori (di circa un centimetro) sulla parete addominale. É indispensabile distendere la cavità insufflando anidride carbonica al fine di eseguire una completa esplorazione e avere una buona libertà di movimento per le manovre chirurgiche. Dalla prima colecistectomia per via video-laparoscopica, si è passati ad interventi sempre più impegnativi, come la plastica anti-reflusso per ernia jatale, a resezioni intestinali, emicolectomie, resezioni del retto, gastrectomie, interventi sull'esofago e sulle vie biliari, sui surreni, in campo ginecologico, fino a resezioni epatiche. Dopo la cavità addominale tale tecnica è stata utilizzata anche per la cavità toracica, prima per esplorazioni diagnostiche o di stadiazione (per neoplasie), quindi per veri e propri interventi di chirurgia toracica.

I vanatggi sono molti per il paziente: diminuisce il dolore postoperatorio, si riduce il rischio di possibili complicanze, si accorcia la degenza in ospedale e si anticipa il ritorno alla propria attività. Per il sistema sanitario si hanno minori costi per degenze, farmaci, ottimizzazione delle risorse per migliore utilizzo dei posti letto ospedalieri, quindi un più rapido turn-over.

A Genova si presentano le ultime novità sulle protesi biologiche derivanti da tessuti animali, che danno risultati straordinari in termini di ripristino delle perdite di sostanza della parete e di assenza di reazioni di rigetto. Un'intera sessione è dedicata ad una Consensus Conference internazionale.

Altre sessioni affrontano la chirurgia dei linfonodi, che sempre più deve rispondere a criteri di radicalità nei suoi diversi campi di applicazione: mammella, patologia oncologica addominale. Grande rilievo al settore dei melanomi che richiedono un trattamento integrato ed applicato al singolo caso, ed in cui le tecniche mini-invasive consentono di effettuare interventi radicali rispettando l'integrità del paziente. Spazio anche per la chirurgia bariatrica, cioè la chirurgia che mira a contrastare l'obesità patologica con interventi di tipo restrittivo della cavità gastrica.

Una sessione della Scuola di chirurgia robotica espone le novità e le possibili applicazioni della chirurgia robotica con l'utilizzo del robot Da Vinci. A Genova si vuol creare un ponte tra chirurghi e pazienti, con iniziative che mirano a far conoscere l'opera del chirurgo, con tutte le sue implicazioni umane, professionali e legali e ristabilire un clima di fiducia.

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