Chirurgia a tre dimensioni

L'immagine acquista elevata stabilità grazie a un braccio robotizzato

La chirurgia videolaparoscopica tridimensionale è una vera rivoluzione tecnologica biomedicale che consente indubbi vantaggi ed una maggiore sensibilità al chirurgo. Secondo recenti studi l'utilizzo della laparoscopia in 3D migliora le performance dell'intervento chirurgico rispetto alla tecnologia bidimensionale con una riduzione del 30% del tempo di esecuzione e del 62% del tasso di errore. Recentemente gli standard tecnologici e qualitativi della chirurgia laparoscopica si sono ulteriormente elevati grazie ad un nuovo dispositivo tridimensionale di ultima generazione: una telecamera agganciata ad un braccio robotizzato che garantisce una perfetta stabilità dell'immagine 3D del campo operatorio. Parliamo di questi progressi con Maurizio Pavanello, 52 anni, direttore dell'unità operativa di chirurgia generale presso l'ospedale di Castelfranco Veneto, un centro di eccellenza per gli interventi in laparoscopia.

«La colonna laparoscopica 3D offre al chirurgo importanti valori aggiunti: telecamere con due occhi che, grazie ad un software dedicato offrono un'alta definizione e qualità dell'immagine, riproducono fedelmente la realtà su 3 dimensioni consentendo la visione della profondità che simula l'immersione nel corpo stesso. Il campo di visione del medico risulta completo, la vista meno affaticata, la percezione delle distanze diviene reale, senza più limite dell'appiattimento delle immagini. La visione non è più limitata alle due tradizionali dimensioni (altezza e lunghezza), ma si arricchisce della terza, la profondità». La nuova tecnica di laparoscopia consente di operare il paziente inserendo attraverso l'addome, uno strumento ottico chiamato laparoscopio che, con l'ausilio di strumenti miniaturizzati di precisione, introdotti attraverso incisioni di pochi millimetri, permette di eseguire un intervento chirurgico, anche molto complesso. La tecnica laparoscopica (dal greco laparos=addome e scopeo=guardo) è stata introdotta negli anni '70 per impiego ginecologico, ma dal 1985, quando fu eseguita per la prima volta una colecistectomia laparoscopica, si è andata diffondendo. Questa metodica è sempre più applicata anche al trattamento della patologia tumorale e garantisce una comprovata radicalità oncologica. «I benefici che questa nuova tecnica offre ricadono non solo sul chirurgo, ma anche sul paziente e sui costi della macchina ospedaliera nel suo complesso, facilitando il training e la curva di apprendimento dei chirurghi. L'uso di strumenti di piccole dimensioni associato all'ingrandimento della visione, fanno sì che il trauma sui tessuti sia molto ridotto rispetto alla chirurgia tradizionale. Il vantaggio è enorme, il dolore postoperatorio è minimo, il versamento di sangue è minore, il paziente può riprendersi velocemente ed essere dimesso in pochi giorni.

Durante la quasi trentennale esperienza in Italia e all'estero (Pittsburg, Boston, St Louis) il dottor Pavanello ha acquisito competenze specifiche in chirurgia toracica e mininvasiva e maturato una casistica laparoscopica di oltre 3000 interventi nella patologia colo-rettale, esofago- gastrica e in tutto l'ambito addominale e toracico. Il suo team è formato da nove chirurghi, due le sale operatorie. Dal 2006 è tutor in master internazionali di chirurgia laparoscopica avanzata e relatore in congressi di rilevanza internazionale.

Dal 2013, presso l'Ospedale di Castelfranco Veneto, svolge (tra i primi in Italia), un'intensa attività formativa e didattica sulla tecnologia 3D in chirurgia laparoscopica avanzata alla quale partecipano numerosi colleghi italiani e stranieri.

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