Il lockdown imposto dall’emergenza Covid-19 ha provocato la grande frenata dell’economia italiana producendo effetti negativi a cascata in tutti i settori, anche in quello delle attività di gioco legale: dagli apparecchi da intrattenimento al Superenalotto, dal bingo alle scommesse. Stop totale che sta causando un buco consistente nelle casse dello Stato che crescerà con il prolungarsi della chiusura di tutti gli esercizi commerciali in cui è offerto il gioco pubblico. Tema delicato, perché secondo dati dell’agenzia Agimeg, negli ultimi anni l’erario ha incassato quasi 91 miliardi di euro, e nel 2019 le entrate sono state di 10,16 miliardi.
Come sottolinea l’agenzia Adnkronos che di recente ha fotografato lo stato del settore, quello dei giochi è sempre stato un comparto utilizzato dai Governi per far quadrare i conti pubblici: “Finanziaria dopo finanziaria, anno dopo anno, il settore si è trovato a reggere un prelievo erariale che ha costantemente abbattuto il margine degli operatori di gioco, con l’eccezione – va specificato per completezza di informazione – della Legge di Stabilità 2016 (n. 208/2015) che ha introdotto la tassazione sul margine, e non più sulla raccolta, per le scommesse, andando incontro alle richieste degli operatori”.
E, come riporta l’Agenzia Agimed, il settore più colpito è stato quello degli apparecchi di intrattenimento con il Prelievo unico erariale sulle slot salito dal 13,5% nel 2004 al 23,85% attuale. Crescita che ha interessato anche le Videolotteries, parteti con una tassazione del 2% nel 2009 per arrivare all’attuale 8,5% con un incremento del 325%. Nelle previsioni del ministero dell’Economia (Nota di Variazioni alla Legge di Bilancio di fine 2019) con l’inasprimento della tassazione sui soli apparecchi il gettito per lo Stato nel 2020 sarebbe stato pari a 7,8 miliardi e avrebbe sfiorato gli 8 miliardi nel 2021 per l’ulteriore innalzamento del Prelievo a partire dal gennaio 2021, che porterà la tassazione delle Slot al 24% e quella delle Vlt all’8,6%. Sempre secondo il Mef, il Lotto avrebbe inoltre garantito proventi per 2,5 miliardi nel 2020 e 202, mentre altri 600 milioni sarebbero arrivati dalla “tassa sulla fortuna”.
Poi è arrivata la drammatica emergenza coronavirus e da marzo con le misure di contenimento è scattato lo stop dei giochi e degli incassi.
E nel "Cura Italia" è prevista la proroga di 6 mesi per le gare di concessioni di slot e videolotteries, delle scommesse e del bingo, che avrebbero dovuto essere indette entro il 31 dicembre prossimo, ovvero altri 100 milioni di euro per lo Stato che potrebbe saltare: dalla gara scommesse l’erario puntava infatti ad incassare oltre 52 milioni di euro, da quella del bingo 17 mln e circa 30 mln di euro dall’introduzione del Registro unico degli Operatori di Gioco, mentre alla proroga sull’entrata in vigore degli apparecchi che consentono il gioco da remoto, secondo la Ragioneria generale dello Stato, “non si ascrivono effetti finanziari”.
Se ci fosse una riapertura a giugno - ma certezze ovviamente non ce ne sono e per i giochi la decisione spetta allo Stato - si calcola una perdita per l’erario a fine anno pari a circa 3 miliardi di euro. Con altri effetti negativi perché l’emergenza coronavirus stavolta porterà molte aziende del settore a chiedere aiuti allo Stato.
Ma ci sono altri rischi da non sottovalutare legati alla criminalità organizzata e al gioco illegale che sono stati di recente sottolineati dal capo della Polizia Franco Gabrielli, in un documento inviato all’Interpol ha scritto, tra l’altro che “la chiusura delle sale giochi e l’interruzione delle scommesse sportive e dei giochi gestiti dai Monopoli di
Stato potrebbero aumentare il ricorso al gioco d’azzardo illegale online così come la pirateria, con l’utilizzo di dispositivi illegali per avere accesso a contenuti multimediali offerti a pagamento da operatori privati”.
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