In tv e sui social Roberto Burioni lo ha detto numerose volte: per fermare l’avanzata del coronavirus servono misure radicali. In pratica, quarantena senza se e senza ma per tutti. Sono settimane che il virologo insiste su questo punto. Il motivo è semplice: non esistendo vaccini e farmaci in grado di battere il nemico invisibile che sta sconvolgendo il mondo causando migliaia di morti, l’unico modo attualmente efficace per vincerlo è restare chiusi in casa. Un sacrificio necessario prima che la situazione diventi ingestibile.
Burioni le cose che pensa non le manda a dire. Fin da quando l’infezione ha fatto la sua comparsa in Cina ha avvertito della pericolosità di questo ignoto nemico. Più volte ha ammesso di non credere ciecamente alle notizie che arrivavano dal Paese asiatico. Sembra passato un secolo dai suoi avvertimenti. Duro lo era stato anche con chi considerava il coronavirus una infezione poco più forte di una semplice influenza.
La situazione in Italia è seria. Purtroppo, però, potrebbe ulteriormente peggiorare. I morti potrebbero aumentare così come il numero di persone in terapia intensiva. In quest’ultimo caso, il sistema sanitario andrebbe in crisi. E allora è necessario agire subito perché qualsiasi ritardo potrebbe costare caro.
Questo concetto il virologo lo ribadisce nel libro che ha scritto con la collaborazione di un altro illustre scienziato della materia, il professore Luigi Lopalco, "Virus, la grande sfida. Dal coronavirus alla peste: come la scienza può salvare l' umanità" .
Nell’opera, che ha non un lieto fine come quello che caratterizza le fiabe per bambini, è indicata una strategia efficace per salvarci: la quarantena, appunto. Sacrificarsi per un breve periodo della nostra esistenza per poter continuare a vivere. Questa fino ad ora è l’unica cosa sicura del coronavirus. Uno dei punti fondamentali è capire come il nemico agisce, come si trasmette da persona a persona. Le misure come i controllo della temperatura del corpo non sono state sufficienti. Il coronavirus è subdolo, agisce nell’ombra quanto tutto sembra tranquillo.
Il sul lavoro di epidemiologo, come sottolinea Libero, è come quello di “un detective a caccia del serial killer”.
Una volta trovato, lo esamina al microscopio. Il coronavirus, mille volte più piccolo di una capocchia di spillo, si chiama così perché ha una sorta di corona in testa come i re. Il sovrano, del male, entra nelle cellule e le trasforma in rifugi dove alloggia da parassita per poi moltiplicarsi. Covid-19 è l' ultimo prodotto della evoluzione dei virus, erede dell’epidemia da Sars che ha agito nel mondo tra il 2002 e il 2003. Ma la Sars agiva alla luce del sole. In pratica, aveva la capacità di infettare quando il corpo manifestava sintomi. L’evoluzione ha reso più pericoloso Covid-19: il virus entra in azione diversamente e in modo più subdolo.
La letalità, il tasso di morti sul totale dei contagiati, è più bassa del predecessore. Ma ci si basa anche sui dati diffusi nelle settimane scorse dalla Cina. Forse, prevede Burioni, si assesterà sull'1% dei contagiati. Un numero basso? Non tanto perché vorrebbe dire, basandoci sul numero di quanti prendono mediamente la "solita" influenza, che in Italia ci potrebbero essere 60mila morti. Burioni, nel suo libro, fa riferimenti storici delle epidemie. Racconta quella che pose fine all'impero romano, la peste nera che nella prima metà del 1300 sterminò un terzo della popolazione europea, 23.840.000 di persone e che segnò il confine con il Rinascimento. Ogni pandemia coincide con un cambio d'epoca.
I nostri bisnonni dovettero affrontare la terribile "spagnola" che causò un numero di morti non del tutto certo ma che si avvicina a 100 milioni in tutto il mondo.
Perché arrivare a peggiorare
la situazione? Oggi rispetto al passato abbiamo mezzi scientifici e tecnologici che possono daci una mano contro il coronavirus. Ma è necessario l’isolamento e lo stop ai contatti sociali. Non c’è altro tempo da perdere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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