Coronavirus, il primario di oncologia: "Virus ha tolto speranze a malati di tumore"

L'oncologo Andrea De Monte, direttore Uo Oncologia Ospedale Predabissi Asst Melegnano e della Martesana, racconta il dramma dei pazienti oncologici alle prese col coronavirus: "Si legge la paura nei loro occhi"

Coronavirus, il primario di oncologia: "Virus ha tolto speranze a malati di tumore"

Il coronavirus porta con sé una scia impietosa di vittime e dolore. A farne le spese, non solo gli anziani ma anche persone con patologie pregresse, più o meno gravi, minacciate costantemente dalla presenza intagibile di un nemico infido e virulento. Lo sa bene l'oncologo Andrea De Monte, direttore Uo Oncologia Ospedale Predabissi Asst Melegnano e della Martesana, in Lombardia. "Il Covid-19 una sigla che ha cambiato in questi giorni la nostra vita; - afferma ai microfoni dell'AdnKronos - ormai non si parla più delle altre malattie, la paura per la salute che questo virus porta con sè sembra avere sbiadito gli altri big killer della nostra società come le malattie cardiovascolari, gli ictus cerebrali, i tumori".

La posta in gioco è alta e il conto salatissimo, soprattutto per i pazienti oncologici: "Faccio l'oncologo da diversi anni, da circa dieci dirigo il reparto di oncologia di un ospedale pubblico lombardo; - continua il racconto - da medico in trincea posso dire che il coronavirus ha colpito molti pazienti oncologici lasciando più ferite aperte: non solo contagiandoli, ma togliendo anche a molti di loro la speranza di riuscire a sconfiggere o, quanto meno, a cronicizzare il cancro".

Si può scampare alla morte, si può sopravvivere alla ferocia del virus ma non alla paura. "I loro occhi dietro le mascherine - spiega l'oncologo - parlano più di ogni parola; alla preoccupazione per l'infezione si sommano l'ansia per il cancro attivo e la paura dell'abbandono perché già 'segnatì da una malattia cronica che, solo a pronunciarla, mette paura. Ma nei momenti di maggiore difficoltà l'unità diventa la forza per superare i problemi e riscopri nelle persone valori di vita che la nostra società stava cancellando; si creano nuove alleanze medico-paziente, si intrecciano nuovi rapporti collaborativi fra strutture sanitarie e si riesce con coraggio a proseguire nella lotta contro il cancro anche nell'era della pandemia Covid-19".

L'incedere sostenuto della pandemia ha imposto una riorganizzazione massiccia dei presidi ospedalieri favorendo l'incremento di reparti Covid. Ma, tra le fila dei contagiati, ci sono anche pazienti che necessitano di percorsi ad hoc: "In ospedale senza sosta - testimonia De Monte - si lavora tutti insieme ed ad ogni livello per riorganizzare percorsi diagnostici e terapeutici, per trovare vie facilitate di accesso alle prestazioni sanitarie, per confortare i pazienti: le terapie oncologiche per tutti i pazienti non si sono mai fermate e proseguono (complessivamente 50 al giorno nei vari presidi), così come la vita e la speranza".

In queste settimane si sono spese decine di parole per i medici impegnati in trincea; qualcuno li ha definiti eroi.

"Non siamo eroi, - conclude l'oncologo - ma uomini e donne del Sistema sanitario nazionale che credono nel loro operato, che con grande coraggio e responsabilità rispettano i giuramenti effettuati e gli impegni presi verso la società, pur consapevoli di mettere quotidianamente a rischio la loro integrità fisica. Non so chi vincerà questa epocale battaglia, ma pensando al futuro mi tornano alla mente le parole di Sant'Agostino: 'Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni'".

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