Coronavirus, medico di Castiglione: "C'erano troppe strane polmoniti"

Un medico di famiglia in quarantena a Castiglione d'Adda rivela all'Adnkronos un numero troppo elevato di polmoniti prima del "paziente uno" di Codogno

Coronavirus, medico di Castiglione: "C'erano troppe strane polmoniti"

"C’erano troppe polmoniti strane prima del paziente 'uno'". A rivelarlo, intervistato dall’Adnkronos, è un medico di famiglia in quarantena a Castiglione d’Adda, in provincia di Lodi, uno dei focolai di coronavirus nel Nord Italia, insieme alla provincia di Padova. Ma non solo: di oggi la notizia di contagi in Liguria, Firenze e anche Palermo.

"Quando il 38enne ricoverato a Codogno ha svelato a tutti la presenza del Covid-19 in Lombardia, il patogeno circolava già da un po'. I casi sono cominciati ben prima del paziente 'uno'. Io la settimana prima avevo visto tante polmoniti insolite fra i miei assistiti. Buona parte è risultata essere da coronavirus…", racconta ancora la dottoressa all'agenzia stampa, aprendo nuovi scenari. Quindi, dichiara ancora: "Nell'ultima settimana c'era state queste brutte polmoniti, alcune delle quali avevano richiesto ricoveri. Le abbiamo viste nonostante quest'anno l'epidemia di influenza fosse bassa. Però non c'erano particolari allerte…".

Dunque, il medico spiega quella che è stata per giorni la prassi a Castiglione d’Adda: "Per il nuovo coronavirus tutto quello che dovevamo fare era chiedere agli assistiti se venivano dalla Cina, e in particolare dall'area a rischio per la Covid-19. E non è che in una cittadina piccola come Castiglione d'Adda ci fosse tutta questa ressa di pazienti rientrati dalla Cina. I nostri assistiti quando facevamo la domanda si mettevano a ridere. L'unico protocollo da applicare era quello…".

Poi a Castiglione d'Adda, nel lodigiano e in tutta la Pianura Padana si è smesso di ridere ed è scoppiata una vera e propria psicosi nella popolazione. Che ora vive sotto "coprifuoco" per questa settimana e con ogni probabilità anche la prossima. Quando, salvo complicazioni, si dovrebbero (finalmente) vedere e toccare con mano gli effetti degli (auto)isolamenti e delle contromosse adottate dalle istituzioni nel Settentrione.

Nessuno dei pazienti della dottoressa, poi risultato positivo al nuovo coronavirus, aveva avuto contatti con la Cina: "È stato assodato che si è trattato di contatti di secondo o terzo livello. Addirittura per il caso indice non si è capita la fonte del contagio.

In pochi giorni si è assistito all'esplosione di casi positivi. E fra i primi ammalati ci sono medici. Questo è indicativo: non è che in 10 minuti di visita lo prendi. Il virus girava già, almeno da una settimana, dieci giorni", chiosa infine la dottoressa.

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